Cambiamento climatico e ambiente

La spinta dell’innovazione per combattere il cambiamento climatico

24 July 2019 | Scritto da La redazione

Le nuove tecnologie per rimuovere direttamente la CO2 dall'atmosfera: lo studio pubblicato su Nature Communications

Si chiama DACCS, Direct Air Carbon Capture and Storage, la tecnologia in grado di rimuovere direttamente la CO2 dall’atmosfera e contribuire così a contenere l’innalzamento della temperatura del pianeta e abbattere i costi richiesti dagli obiettivi internazionali sulle riduzioni di emissioni. Lo sviluppo e la diffusione su larga scala di questa tecnologia, con investimenti mirati da parte dei decisori politici, potrebbe offrire un grosso aiuto nella lotta ai cambiamenti climatici, che non può però prescindere dalla riduzione delle emissioni. Lo sostiene uno studio pubblicato su Nature Communications da un team internazionale di ricercatori che comprende autori di CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment and Politecnico di Milano (per l’Italia), Grantham Institute – Climate Change and the Environment dell’Imperial College di Londra (Regno Unito) e il MaREI Centre dell’University College di Cork (Irlanda).


La tecnologia DACCS
utilizza processi chimici per catturare e separare l’anidride carbonica direttamente dall’atmosfera. La CO2, grazie appunto ad alcuni prodotti chimici, viene estratta dall’aria e, successivamente, isolata e divisa da questi prodotti, in modo da poter essere conservata in riserve geologiche o riutilizzata. Anche i prodotti chimici possono essere riadoperati, per estrarre nuovamente l’anidride carbonica e iniziare un nuovo processo. Per un impiego su larga scala di questa tecnologia, però, servono studi e analisi approfondite: “Si prevede che la domanda energetica per produrre i prodotti chimici necessari alla rimozione di anidride carbonica dall’atmosfera sia ingente e potrebbe limitarne il numero di installazioni in futuro – spiega Giulia Realmonte, junior scientist at the RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment e primo autore dello studio -. In generale, l’impatto indiretto di un uso ampiamente diffuso di DACCS ha bisogno di essere approfondito e studiato più a fondo”.


La ricerca
ha studiato queste tecnologie utilizzando, per la prima volta, due diversi modelli di analisi tecnologico-economica in una valutazione integrata: “Due modelli (WITCH, sviluppato dal CMCC, e TIAM-Grantham, usato all’Imperial College) – spiega Laurent Drouet, ricercatore di RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment – che usano approcci differenti per riprodurre le interazioni tra economia e sistema energetico. Quando i risultati sono coerenti con entrambi i modelli, i dati che ne emergono costituiscono degli approfondimenti più affidabili e robusti di quanto non lo fossero in precedenza. Questa è una delle grandi innovazioni di questa ricerca”.


I risultati
dello studio suggeriscono che queste tecnologie non solo contribuiscono a soddisfare gli obiettivi definiti dall’Accordo di Parigi, ma ne abbattono anche i costi. Tuttavia, sottolineano gli autori, DACCS non può essere considerata un’alternativa alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra: per ottenere dei risultati sarà necessaria una progressiva eliminazione dei combustibili fossili dai nostri sistemi socio-economici. I benefici derivanti dalla rimozione diretta di CO2 dall’atmosfera, spiegano gli scienziati che firmano la ricerca, sono strettamente connessi alla velocità con cui queste tecnologie saranno capaci di crescere e potenziarsi. “Si prevede che la domanda energetica per produrre i prodotti chimici necessari alla rimozione di anidride carbonica dall’atmosfera sia ingente – ha spiegato Giulia Realmonte, junior scientist at the RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment – e potrebbe limitarne il numero di installazioni in futuro. In generale, l’impatto indiretto di un uso ampiamente diffuso di DACCS ha bisogno di essere approfondito e studiato più a fondo”.

“Lo studio – aggiunge Massimo Tavoni, Direttore di RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment e professore al Politecnico di Milano – mostra che innovare con nuove tecnologie come la rimozione diretta di CO2 dall’atmosfera è necessario per risolvere la crisi climatica. Inoltre, la ricerca sottolinea anche che queste innovazioni non dovrebbero distrarre la nostra attenzione e le nostre risorse dall’urgenza di ridurre le emissioni di CO2 il prima possibile. Investimenti in energia low-carbon, in innovazione verde e in educazione sono complementari e non si escludono l’un l’altro”.

La redazione
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