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Meet Impactscool’s Ambassadors: Lorenzo Stevenazzi

2 March 2020 | Scritto da La redazione

Continua il viaggio alla scoperta della community di Impactscool. Oggi conosciamo Lorenzo Stevenazzi, studente di fisica con il pallino per le neuroscienze e le interfaccie neurali.

Nuovo appuntamento con la community di Impactscool in cui andiamo a conoscere i nostri Ambassador. Oggi è il turno di Lorenzo Stevenazzi, studente di fisica presso l’Università di Milano-Bicocca, nutre un forte interesse nell’intersezione fra neuroscienze e elettronica. Appassionato di tecnologia e startup, ha partecipato al Silicon Valley Study Tour 2018 e successivamente è entrato a far parte di iBicocca, progetto universitario per diffondere lo spirito imprenditoriale. Si occupa di divulgazione scientifica presso l’Associazione Italiana Studenti di Fisica e crede che la Terza Missione sia necessaria affinché il progetto raggiunga tutti.

 

Cosa significa per te essere un Ambassador di Impactscool?

Essere un Ambassador di Impactscool significa per me essere stimolato a pensare criticamente agli aspetti etici delle tecnologie con cui siamo in contatto e poter contribuire al dibattito per sperare in un futuro umano e non distopico.

 

Il futuro in tre parole… 

Efficienza: processi industriali sempre più ottimizzati permetteranno di ridurre i costi e i tempi di produzione, ottenendo al contempo una maggiore sostenibilità ambientale.

Formazione: le competenze che verranno richieste in ambito lavorativo necessiteranno di programmi di insegnamento specializzati che, sfruttando connessioni internet veloci, potranno essere erogati a più studenti, superando le limitazioni geografiche.

Responsabilità: la velocità sempre crescente dello sviluppo tecnologico impone di essere pronti per affrontare le sfide che vengono poste. Bisogna essere competenti e responsabili per disegnare il futuro.

 

Cosa fai oggi e quale sarà/potrebbe essere il tuo lavoro nel futuro?

Attualmente sono uno studente di fisica della materia, specializzazione in elettronica, e mi interesso a interfacce neurali, cioè sensori per collegare neuroni biologici con hardware di silicio. Lo studio della fisica mi permette di pormi domande verso ciò che mi circonda, mantenendomi curioso, e sono intenzionato a cercare un lavoro che sia altrettanto stimolante in futuro.

 

Quali sono le maggiori opportunità che porterà lo sviluppo tecnologico e quali, invece, i rischi?

Il progresso porta con sé novità, ponendoci davanti a inediti quesiti. Penso che il rischio maggiore sia quello di non prendere posizione, assumendo un atteggiamento passivo verso il cambiamento che, talvolta, può escludere la componente umana, sia nel caso di settori lavorativi altamente automatizzati, sia quando l’uomo diventa il mezzo, e non il fine, del progresso stesso.

La tecnologia, se usata correttamente, permette di migliorare la qualità della vita ma può fare appisolare il pensiero critico e l’ingegno umano, fattore che non è riproducibile da una macchina e che è fondamentale in molti campi, tra cui la ricerca scientifica.

Per questo motivo è necessario rendere il maggior numero di persone consapevoli delle possibili conseguenze degli sviluppi tecnologici, ottenendo un rapporto equilibrato con la tecnologia stessa.

 

Come ti immagini il 2050?

Immagino un futuro in cui la tecnologia sia effettivamente un’estensione e un supporto alle possibilità e capacità umane.

In riferimento alle interfacce neurone-silicio, le vedo come un’opportunità di indagare il funzionamento del cervello per sviluppare nuovi metodi di interazione uomo-macchina, con vantaggi immediati per persone paralizzate o con arti mancanti.  Sono convinto che il confine tra ciò che è biologico e artificiale sarà sempre più labile e che sarà necessario un serio dibattito etico e filosofico per comprendere e governare/guidare il progresso.

 

Come sarà il tuo hobby nel futuro?

Mi piace conoscere nuove culture: con mezzi di trasporto più veloci questo sarà più semplice.

La redazione
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