Future Society

NFT – come l’arte sta iniziando ad abitare il digitale

12 May 2021 | Scritto da Luna Bianchi

Scopriamo cosa sono gli NFT e come stanno rivoluzionando il mercato dell'arte

L’11 marzo 2021 Christie’s ha battuto all’asta l’opera digitale di Beeple “Everydays: The First 5.000 days, 2021”, una raccolta delle opere che l’artista ha creato quotidianamente negli ultimi 13 anni, per quasi 70 milioni di dollari.

La notizia è rimbalzata dovunque, soprattutto nei geek-network, perché Christie’s non ha venduto l’opera in sé, ma “solo” l’NFT (Non-Fungible- Token), il codice crittografico creato su una blockchain che ne autentica l’originalità. Sostanzialmente l’acquirente è diventato proprietario della chiave che permette di accedere alla cassaforte in cui l’oggetto digitale è archiviato ed è quindi, indirettamente, proprietario anche del contenuto della cassaforte.

 

Nasce un nuovo modo di approcciarsi all’arte. Con la crypto art, l’arte crittografata, nasce quello che potremmo definire un nuovo modello di business per il mercato dell’arte. Una rivoluzione digitale i cui protagonisti hanno compreso come le nuove tecnologie non siano solo un mezzo, ma sviluppino un vero e proprio nuovo ambiente che richiede l’elaborazione di un pensiero alternativo per essere abitato consapevolmente.

La digital art in realtà, nasce già negli anni 50 del secolo scorso, ma la trasformazione digitale odierna sposta l’asticella più avanti perché è il primo tentativo di rendere scarse o rare alcune opere digitali (che essendo digitali sono replicabili all’infinito). È proprio questo primo segnale di futuro a rendere il fenomeno così interessante anche per i principali player del settore portandoli a domandarsi come e dove si assesterà il futuro dell’art system.

 

L’NFT – Non Fungible Token: cosa si acquista. Gli NFT sono quindi Token Non Fungibili: “Token” nel senso di oggetto/simbolo e “non fungibile” proprio perché, a differenza di altri token scambiabili su una blockchain come le monete virtuali Bitcoin o Ether, sono unici, non intercambiabili tra loro. Nello stesso modo in cui nel mondo fisico ogni banconota è direttamente sostituibile con un’altra banconota dello stesso valore (fungibile) ma un quadro non è acquistabile in cambio di un altro quadro simile, perché ogni opera è unica, diversa dall’altra e il valore abbinatogli non è standard (non fungibile).

Tecnicamente l’NFT è un codice crittografato creato su una blockchain attraverso un’operazione di minting (dall’inglese “to mint”, cioè “coniare”) e riassume quelle che sono le informazioni basilari di un contratto di vendita, nello specifico questo “accordo” su blockchain si definisce smart contract.

Per vendere un’opera tramite NFT l’autore deve inizialmente caricare il file digitale su un cloud o un server distribuito, ricavando un link univoco che punterà proprio all’opera archiviata. A questo punto dovrà “coniare” (e quindi richiedere alla piattaforma blockchain di creare) l’NFT, il quale includerà le informazioni dello smart contract di vendita, inclusi i metadati e il link univoco dell’opera.

Metaforicamente è come se una volta creata l’opera e messa in cassaforte, venditore e acquirente si trovassero di fronte al notaio per firmare l’atto di vendita della chiave per accedere alla cassaforte in cui l’opera è custodita, consapevoli che l’oggetto digitale rimane comunque sul server o cloud scelto dall’autore.

L’acquirente quindi acquista un “certificato di proprietà”, non l’opera d’arte. Che differenza c’è?

Da un punto di vista legale, l’acquirente di un’opera artistica fisica diventa proprietario di quel singolo oggetto ma nessun altro diritto viene ceduto dall’artista, né l’esclusività dell’anima dell’opera (l’autore sarà libero, tanto più nell’era digitale, di produrre altre opere uguali), né alcuno dei diritti morali o di sfruttamento economico dell’opera. Sostanzialmente il proprietario esercita i suoi diritti di proprietà ed esclusiva solo sull’oggetto fisico acquistato, essendo ad esempio formalmente libero di distruggere l’opera.

Nel caso della crypto art invece, l’oggetto del contratto di vendita è il singolo token NFT: quindi non solo all’acquirente non verranno trasferiti i diritti sull’esclusività dell’anima dell’opera o i diritti d’autore, ma nemmeno i tipici diritti di proprietà sul prodotto artistico (fisico).

Non stupisce quindi, che anche il primo tweet del fondatore di Twitter Jack Dorsey, pubblicamente disponibile dovunque, sia stato tokenizzato per venderne il relativo NFT (a 2,9 milioni di dollari oltretutto!). Ciò che interessa non è l’opera in sé, ma il riconoscimento dello status di proprietario.

Per le opere NFT si inizia a parlare infatti di “diritto di vantarsi” (bragging right) più che di diritto di proprietà ed è chiaro che i giuristi debbano interrogarsi su come regolamentare questo nuovo diritto per evitare possibili equivoci sulle modalità di fruizione dell’opera e sui diritti acquisiti dall’acquirente. Il proprietario del tweet di Jack Dorsey, ad esempio, potrà ottenere la cancellazione del tweet sulla base dei poteri che gli derivano dall’atto d’acquisto?

 

Che futuro e che sostenibilità. Se solo qualche anno fa realtà virtuale e mondo fisico erano spazi alternativi e ben distinti, oggi sempre più si intrecciano creando livelli ibridi in cui la vita oscilla in continuazione tra analogico e digitale. È l’onlinfe di Luciano Floridi, e non è difficile immaginare che tra qualche anno potremmo trovarci ad un vernissage su Oculus, la famosa piattaforma di realtà virtuale di Facebook, in cui si espongono collezioni d’arte “imprestate” dai proprietari di NFT.

È importante però non farsi accecare dalla novità ma considerare anche gli aspetti rischiosi dell’innovazione: il sistema NFT, infatti, sta ponendo questioni rilevanti sia in termini di sostenibilità che di trasparenza.

L’università di Cambridge stima infatti che l’energia oraria consumata dalle piattaforme blockchain sia pari circa a metà del consumo orario dell’Italia. Proprio a seguito delle forti critiche sotto il profilo ambientale molte blockchain, Ethereum la più nota per creazione di NFT in primis, hanno iniziato a lavorare a modelli alternativi che consentano di ridurre il consumo energetico di ogni transazione.

 

Attenti all’autore. Inoltre, sotto il profilo della trasparenza emergono possibili problematiche che rischiano di trasformare la crypto art in un fallimento: la blockchain, infatti, per sua natura assicura l’inviolabilità dei dati immessi ma manca di qualsiasi garanzia “esterna” sulla genuinità di questi dati e sull’identità di chi li ha creati.

Un mercato in cui gli attori non sanno chi sia la controparte e in cui è assente anche un ente centrale a validare il valore dello scambio.

Diversi sono infatti gli artisti che si stanno ribellando alla mancanza di certezza di quanto scambiato tramite NFT, rinnegando l’autorialità di opere vendute a loro nome. Un noto illustratore della Marvel, Derek Laufman, in relazione ad una sua opera venduta online tramite NFT ha twittato “Questo NON sono io al 100%. Pensavo che fosse cruciale per l’NFT la verifica dell’opera e dell’autore. Apparentemente invece è semplicissimo fregare le persone. Che brutto scherzo che è questa piattaforma”.

 

L’assenza di un ente centrale garante che verifichi i dati immessi nella catena di blocchi però è proprio l’elemento maggiormente caratterizzante di una blockchain. Questo meccanismo di disintermediazione è il motivo per il quale in molti altri settori, da quello della governance politica a quello del mercato finanziario, la blockchain viene valutata come possibile alternativa al modello attuale: non solo potrebbe alleggerire alcuni processi burocratici ma si teorizza che la blockchain possa dar vita ad un sistema più democratico, in mano ai cittadini e lontano dai rischi tipici della centralizzazione di potere, come ad esempio la corruzione.

Anche il mondo dell’arte si è allineato a questa tendenza e oggi chiunque può creare l’NFT di una propria opera, a prescindere sia dalla bellezza del prodotto sia dalle logiche (spesso elitarie) dettate dai pochi e potenti attori che ne gestiscono il mercato: la crypto art apre ad una democratizzazione dell’arte ma è intrisa dei rischi tipici di una blockchain.

A questo punto se si vuole allargare il campo d’azione della cultura sottostante la blockchain, oltre ad una regolamentazione innovativa dei diritti legati all’acquisto di un NFT, è urgente che i policy maker intervengano con un framework di regole specifiche e flessibili che consentano a questa nuova tecnologia di diventare un sistema affidabile tramite il quale i citizer (citizen-user) possano esercitare liberamente, ed in sicurezza, il loro potere democratico.

 

Luna Bianchi
Luna Bianchi

Luna Bianchi è una giurista con un'esperienza decennale in Proprietà Intellettuale, scrive di implicazioni etiche e giuridiche legate allo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale e delle tecnologie digitali in genere

leggi tutto