Cambiamento climatico e ambiente

Oceano, ghiaccio e cambiamenti climatici

30 September 2019 | Scritto da La redazione

Il nuovo report IPCC su Oceano e Criosfera in un clima che cambia

Le modificazioni climatiche hanno gravi impatti su tutto l’ecosistema, ma le aree in cui questi diventano critici e soprattutto repentini sono gli oceani e le zone ghiacciate del pianeta. Lo conferma il nuovo report dell’IPCC su “Oceano e Criosfera in un clima che cambia”: gli ambienti in cui l’acqua o il ghiaccio giocano un ruolo fondamentale sono innumerevoli e, secondo le stime dell’organizzazione, sono centinaia di milioni le persone che vivono in queste aree (alta montagna, regione artica, piccole isole) e che vedranno modificarsi i luoghi in cui vivono. Quali sono le sfide che dovremo affrontare e soprattutto quali le possibili soluzioni?

 

Gli impatti di un pianeta, e quindi un oceano, più caldo. “Il messaggio del report è molto chiaro – commenta Dorotea Iovino, responsabile scientifica della ricerca su oceano globale e giaccio marino della Fondazione CMCC – la Terra si sta scaldando e produce impatti indiscutibili sulla criosfera, che si sta gradualmente riducendo, e sull’oceano che si scalda molto più velocemente di quanto non sia accaduto in passato, con un conseguente innalzamento del livello del mare”. Si tratta di un processo complesso che coinvolge diversi fattori legati assieme dall’importanza dell’acqua per il nostro pianeta. Un pianeta più caldo significa, per gli oceani, perdita di ossigeno, maggiore acidificazione, ondate di calore marine sempre più frequenti e più intense.

“Senza l’adozione di strategie e misure di adattamento – spiega Simona Masina, direttrice della divisione di ricerca Ocean Modeling and Data Assimilation del CMCC – assisteremo ad un aumento dei rischi di inondazione ed eventi estremi per le comunità costiere, ad un aumento degli impatti negativi sulla biodiversità marina, ad una riduzione del potenziale di pesca e delle risorse marine in generale con conseguenze negative per la sicurezza alimentare, il turismo, l’economia e la salute”.

 

L’uomo, il ghiaccio e l’acqua. Le attività umane sono da sempre legate agli oceani e anche alla criosfera, ovvero l’insieme dei ghiacci del nostro pianeta. Molti fiumi, e quindi anche centrali idroelettriche, vengono alimentati dallo scioglimento dei ghiacciai, se sparissero il danno non sarebbe solo per l’ecosistema ma anche per l’economia. E questo è solo un esempio, esiste, infatti, “una stretta relazione tra comparti ambientali – sottolinea Carlo Barbante, professore ordinario all’Università Ca’ Foscari Venezia e ricercatore presso l’Istituto di Scienze Polari del CNR – quali oceani e criosfera, e le attività umane.  Un legame che parte dalla fusione dei ghiacciai polari, si traduce in un aumento del livello dei mari e si conclude con possibili gravi conseguenze per più di 680 milioni di persone”.

 

La salute degli ecosistemi e della biodiversità. “L’innalzamento delle temperature – sottolinea Butenschön – mette alcune specie a rischio di estinzione, soprattutto dove sono costrette da limiti topografici, e ne spinge altre a migrare verso ambienti più freddi e latitudini più alte, cambiando così radicalmente la distribuzione degli ecosistemi a livello globale. Inoltre, il riscaldamento globale e l’acidificazione del mare creano, – ha commentato Momme Butenschön ricercatore nel campo delle scienze del mare al CMCC – pressioni e stress sugli organismi che producono strutture o gusci di calcio, come coralli o conchiglie, ne modificano il metabolismo e ne bloccano la rigenerazione dei componenti di calcio”. Dall’azione combinata di questi fattori nasce una riduzione della biodiversità che aumenta la vulnerabilità degli ecosistemi, limitandone la produttività e la resilienza. Una situazione che ha ripercussioni anche sulle persone e sulle comunità umane, soprattutto quelle che vivono nelle aree costiere.”

 

Cosa fare. Bisogna trovare soluzioni integrate e innovative, capaci di comprendere la complessità dei legami dell’ecosistema e che non mettano una toppa al problema, ma che lo risolvano. “Il più importante messaggio che possiamo trarre da questo lavoro – afferma Dorotea Iovino – è che la conoscenza scientifica può essere, deve essere, insieme con la conoscenza locale, la guida per sviluppare progetti e investimenti in adeguate risposte nel campo dell’adattamento e della mitigazione, con l’obiettivo di gestire i rischi connessi ai cambiamenti climatici e favorire la resilienza”.

Mitigazione (tagliare le emissioni di gas serra) e adattamento: sempre più si prospetta un futuro imminente in cui questi due approcci devono andare di pari passo per limitare i cambiamenti climatici futuri ed essere capaci di affrontare quelli che non possiamo più evitare.

 

La redazione
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