Città e Trasporti

Le città cambiano grazie ai dati: verso una mobilità data driven

18 November 2019 | Scritto da Thomas Ducato

Le smart cities passano anche e soprattutto dalla nostra capacità di raccogliere e analizzare i dati. Abbiamo approfondito il tema con Dario Mancini, Waze Regional Manager Italy & EMEA Emerging Markets, la nota app di navigazione stradale, che ha da poco lanciato Waze for Cities Data in Google Cloud

Sentiamo sempre più spesso parlare di smart city, le città intelligenti del futuro in cui tutto sarà tecnologico e connesso. Accanto a questo termine, forse un po’ abusato, c’è un mondo fatto non solo di innovazione, ma anche di infrastrutture, strategie economiche, politiche sociali e cittadini: sono questi ultimi i veri protagonisti della rivoluzione, gli attori principali della creazione dinamica delle città.

Il tutto, però, è reso possibile da un altro elemento, considerato oggi il nuovo oro: i dati. Sono le informazioni, se correttamente analizzate e interpretate, a essere la chiave per la gestione delle città del domani.

Ne sono convinti anche in Waze, la nota app di navigazione stradale, che ha da poco lanciato l’integrazione del suo servizio Waze for Cities Data in Google Cloud, uno strumento in grado di facilitare l’analisi e l’utilizzo dei dati raccolti dagli utenti.

 

Waze for Cities Data può ora avvalersi degli strumenti offerti dalla piattaforma di Google Cloud per l’analisi di dati in tempo reale. Il programma permette a oltre 1.000 partner globali di accedere facilmente ai dati sul traffico di Waze for Cities, di esaminare e analizzare i modelli di trasporto e di creare report utilizzando, per la prima volta, gli strumenti di Google Cloud. Con l’accesso dei dati sulle città offerti dall’app, i partner di Waze for Cities avranno accesso allo strumento di analisi e reportistica che renderà i dati ancora più semplici da interpretare e da comunicare al grande pubblico.

Abbiamo parlato di Waze for Cities Data in Google Cloud e della visione di Waze sulla mobilità con Dario Mancini, Waze Regional Manager Italy & EMEA Emerging Markets.

 

Partiamo con la novità: Waze for Cities Data in Google Cloud. Un programma lanciato nel 2014, anche se con altro nome, e che oggi vanta mille partner globali. Ce ne vuole parlare?

Il progetto, come detto, nasce da un programma attivo da tanti anni, Connected Citizens Program. Questo programma ha permesso uno scambio di dati tra aziende, di solito municipalizzate o enti per il trasporto: noi mettevamo gratuitamente a loro disposizione un servizio e loro ci fornivano informazioni che ritenevamo interessanti per i nostri utenti. Già negli anni passati questo programma ha raggiunto rapidamente numeri importanti e coinvolto organizzazioni ed enti di alcune tra le più importanti città del mondo. È nata così anche una comunità interna al programma, che ha permesso la condivisione di best practice per la risoluzione di problemi legati alla mobilità. Si tratta di un approccio che riflette al meglio la scelta fatta da Waze tanti anni fa: sfruttare l’enorme base di dati raccolti per far crescere l’ecosistema e migliorare la mobilità.

 

Cosa cambia con Google Cloud?

Dopo l’acquisizione di Waze da parte di Google abbiamo cercato di innescare sinergie sul piano tecnologico. Con questa integrazione con Google Cloud il core non è cambiato, ma oggi abbiamo un nuovo strumento, una piattaforma che ci permette di gestire, memorizzare e analizzare al meglio i dati in nostro possesso.

 

I dati a servizio della città e dei cittadini, dunque?

Esatto, è questa la chiave. Oggi sentiamo spesso parlare di città “smart”, un termine un po’ abusato e di moda, che non sempre riflette quanto avviene poi in concreto. Attraverso Waze for Cities Data in Google Cloud il nostro obiettivo è quello di riuscire a ottenere e sfruttare un numero sempre maggiore di dati per migliorare la città e, in particolare, la sua mobilità. Partendo da una mole importante di informazioni come quella della piattaforma riusciamo, in modo gratuito, a offrire uno strumento utile anche per prendere decisioni: la chiusura di una strada, il miglioramento di un’infrastruttura o l’intervento su un nodo critico per la viabilità cittadina.

 

Waze for Cities si basa sullo scambio gratuito, collaborativo e bidirezionale di dati. Perfettamente in linea con l’idea alla base di Waze, che ha fondato il suo successo sul concetto di condivisione. Gli utenti di Waze non sono dei “semplici utilizzatori” dei servizi ma fanno parte di una Community. Qual è il valore aggiunto di questo approccio?

Il rapporto con gli utenti, così come quello con le aziende e i partner, si è rafforzato con il passare del tempo. Abbiamo cercato fin dall’inizio di creare un vero e proprio ecosistema della mobilità e siamo stati premiati. Ci sono persone che autonomamente hanno creato mappe di quartieri, poi delle città e infine di intere nazioni. Quando abbiamo allargato il sistema alle organizzazioni e istituzioni cittadine, intese come aziende municipalizzate ed enti, abbiamo offerto loro la possibilità di utilizzare i nostri strumenti per integrare ulteriori informazioni e utilizzarle per monitorare e migliorare traffico e viabilità. Questo ha rafforzato l’ecosistema, che ora offre agli utenti anche aggiornamenti sulla viabilità straordinaria, legata a eventi, iniziative cittadine e interventi. Tutti i tasselli di questo mosaico hanno creato un ecosistema in continua espansione. Per fare un esempio, siamo stati partner della gara di Formula E a Roma: le informazioni sulla viabilità sono state immesse direttamente nella piattaforma e i nostri utenti hanno potuto godere di informazioni aggiornate.

 

Come siete riusciti a costruire e coltivare la community?

Un valore aggiunto è questa doppia dimensione della community, da un lato locale ma dall’altra con un respiro internazionale. Il fatto di avere anche un approccio locale ci permette di coinvolgere gli utenti in progetti che li riguardano da vicino e per cui possono offrire un contributo concreto. Per esempio, la community italiana di map editor ha analizzato anche le zone a pedaggio, permettendo agli utenti di avere indicazioni sui costi. In altri casi, inoltre, la community ha avuto un ruolo che potremmo definire quasi sociale: in occasione dei recenti episodi meteorologici estremi che hanno coinvolto alcune zone della penisola, gli editor hanno aggiornato live le mappe delle aree colpite da frane e alluvioni, con informazioni provenienti non solo dagli utenti ma anche dalla protezione civile.

La chiave, comunque, credo sia quello di sentirsi parte di un qualcosa che ha un impatto anche sulle altre persone. Sentirsi in grado di aiutare gli altri, essere protagonisti, porta le persone a dedicare alla community di Waze parte del proprio tempo.

 

La vostra filosofia di “condivisione” si è tradotta poi anche in una serie di servizi aggiuntivi, come il car pooling. L’obiettivo, oltre a quello di migliorare il traffico, è anche favorire un approccio più sostenibile alla mobilità?

Siamo nati con l’obiettivo di far risparmiare tempo alle persone e offrire una tecnologia intelligente per distribuire le auto in maniera più funzionale sull’infrastruttura già esistente. Accanto a questo, però, si è aggiunto un altro obiettivo: limitare il più possibile il traffico. Un’ambizione elevata ma che parte da un presupposto semplice: denunciamo il problema del traffico ma siamo parte del problema stesso e dunque sta sempre a noi la responsabilità di individuare soluzioni. Il sistema di infrastrutture esistenti è saturo e per questo abbiamo pensato che l’unico modo per ridurlo era quello di mettere più persone nella stessa auto. Nasce così il servizio di car pooling che chiaramente non è legato solo a un tema di mobilità ma anche di cultura. Cerchiamo di sensibilizzare gli utenti sul tema del traffico, ma anche sulle questioni ambientali: stiamo cercando di coinvolgere anche aziende e diverse organizzazioni per veicolare questo messaggio di rivoluzione culturale nel mondo della mobilità.

 

Da quando siete nati a oggi molto è cambiato dal punto di vista tecnologico. Cosa immaginate per il prossimo futuro?

Non sappiamo come sarà la mobilità del futuro, ma vediamo che ci sono delle direttrici, dei trend, che cerchiamo di seguire: la mobilità intesa come servizio, le auto a guida autonoma, il mercato dell’elettrico. Non sappiamo dove ci porterà questa rivoluzione e quanto tempo impiegherà per diffondersi: quella del car pooling è una soluzione per il presente, ma è necessario pensare fin da ora al futuro, farsi trovare pronti e rimanere un brand nel quale gli utenti possano immedesimarsi.

A livello personale credo che il 5G sarà sicuramente rivoluzionario sul piano della connessione, non sarà un passaggio come quello da 3G a 4G, non ci sarà lo stesso continuum tecnologico ma ci sarà un salto notevole. Le auto a guida autonoma potrebbero portare a un altro cambio di paradigma e rendere la guida per come la intendiamo oggi obsoleta. Per quanto riguarda lo sharing e più in generale la mobilità intesa come servizio, invece, la vera sfida del futuro sarà capire se questa è sostenibile sul piano economico.

 

 

 

 

Thomas Ducato
Thomas Ducato

Direttore di Impactscool Magazine. Laureato in Editoria e giornalismo all’Università di Verona e giornalista pubblicista dal 2014, si occupa delle attività di ufficio stampa e comunicazione di Impactscool, curandone anche i contenuti, la loro diffusione e condivisione.

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