Future Society

Benvenuti alla Alcor Life Extension, dove la morte non è una cosa grave

15 November 2018 | Scritto da Andrea Geremicca

La morte un giorno sarà curabile come una qualunque malattia? In Arizona c’è chi ne è convinto e ha creato un business sulla “risurrezione futura”

La morte è una malattia che in futuro sarà curabile, questo è quello che spesso si sente dire nei trattati dei trans-umanisti. “Il transumanesimo – riporta Wikipedia – è un movimento culturale che sostiene l’uso delle scoperte scientifiche e tecnologiche per aumentare le capacità fisiche e cognitive e migliorare quegli aspetti della condizione umana che sono considerati indesiderabili, come la malattia e l’invecchiamento e – appunto – la morte”. Mentre aspettiamo il futuro per vedere se hanno ragione o meno, cosa facciamo però con le persone che perdono la vita nel presente? Con 180 mila euro possiamo congelarli in attesa che l’accelerazione tecnologica ci porti al momento in cui trasferiremo la nostra anima, la nostra coscienza e tutto quello che rappresenta noi stessi, da un corpo a un altro, questo è quello che fanno alla Alcor Life Extension.

La Alcor Life Extension

Se vi trovare in Arizona, a 30 minuti da Phoenix, potete visitare un edificio grigio, basso e squadrato, costruito per preparare e conservare corpi molto simili al vostro in vista di un eventuale ritorno alla vita. La Alcor ha costruito nel deserto dell’Arizona il più grande dei 4 (altri due si trovano sempre negli USA e uno in Russia) impianti di crioconservazione esistenti al mondo.

Centinaia di persone ancora in vita hanno pagato incredibili somme di denaro affinché una volta morti, almeno clinicamente, possano essere trasportati urgentemente in questo HUB della “risurrezione futura”. Sia chiaro, alla Alcor non è possibile parlare di morti o cadaveri, il termine che loro usano è sospesi, in attesa che la tecnologia faccia il suo corso.

Come funziona?

Il successo della procedura di sospensione dipende, in buona parte, dalla prevedibilità della morte clinica. Tutto sommato, quindi, un tumore va abbastanza bene, un infarto molto meno perché non è pronosticabile.

Le tecniche per mettere in “sicurezza” il corpo sono diverse, ma quasi sempre il primo step è la separazione della testa dal corpo. Per 200.000 dollari la Alcor manterrà il vostro corpo in sospensione fino al momento in cui vi tornerà utile. Se, invece, non avete a disposizione tutti questi soldi, per 80.000, potete invece conservare solo la vostra testa, pietrificata e rinchiusa nell’acciaio: quando risorgerete però, dovrete cercarvi un altro corpo.

I corpi, privi della testa, vengono poi posizionati in un cilindro d’acciaio, detto Dewars: sono essenzialmente giganteschi thermos pieni di azoto liquido. In ogni cilindro si trovano al massimo quattro esseri umani, con il corpo chiuso dentro una specie di sacco a pelo all’interno di una custodia di alluminio.

In uno di quei contenitori è conservato, per esempio, il corpo di Dick Clair, autore dell’Albero delle mele, una serie televisiva fine anni Settanta, morto di AIDS nel 1988. Così come la testa del campione di baseball Ted Williams.

Chi paga?

Il fatto che si tratti di un ottimo business da un punto di vista economico è facile da intuire. Un mercato praticamente infinito, tutti (in teoria) dobbiamo morire, prezzi alti e customer care senza affanno: chi si dovrebbe lamentare del servizio, in fondo?

Fino a qualche tempo fa, però, c’era un problema da affrontare e risolvere. Le ingenti somme agli inizi erano pagate dalla famiglia del “sospeso”, che versava ogni anno del denaro affinché il proprio caro potesse essere conservato in attesa del risveglio. Con il passare del tempo, però questa pratica si è rivelata essere poco vantaggiosa da un punto di vista economico, molti familiari decidevano dopo un po’ di sospendere questa spesa e quindi quello che rimaneva alla Alcor era un corpo orfano di finanziamenti. Oggi la maggior parte dei clienti, poco più di un centinaio, paga mentre è in vita una polizza assicurativa, che gli permetterà una volta morto di avere le spese coperte.

Cosa c’è di vero dal punto di vista scientifico?

Tutto questo progetto, sembra poggiare su una base scientifica estremamente esile, secondo molti del tutto inesistente. La promessa fatta dalla Alcor è puramente teorica in quanto si basa sulla speranza che presto la tecnologia arriverà a ottenere un risultato che ad oggi non è mai stato neanche testato. Sulla “MIT Technology Review”, ad esempio, Michael Hendricks, neurobiologo della McGill University, ha affermato che “l’idea della rianimazione o della simulazione è una speranza disperatamente falsa, del tutto al di fuori di ciò che la tecnologia può promettere” e “chi trae profitto da questa speranza merita tutta la nostra rabbia e il nostro disprezzo”.

Andrea Geremicca
Andrea Geremicca

Contributor

Dal 2014 fa parte dell’Organizing team del TEDx Roma ed è visiting professor e Mentor presso la John Cabot University. Andrea studia e racconta nei suoi articoli gli impatti delle tecnologie esponenziali sulla nostra società.

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