Future Society

Flash Forward: nuove rappresentazioni del futuro

4 May 2018 | Scritto da La redazione

Abbiamo partecipato alla prima edizione del Festival Internazionale di Cortometraggi sul Futuro Flash Forward, che si è svolto il 6 e 7 aprile alla Scuola Holden di Torino. Nell’occasione abbiamo intervistato anche alcuni dei registi

 

Superare le utopie e le distopie del passato e valorizzare visioni originali delle dinamiche affettive, sociali e politiche del futuro. È questo l’obiettivo di Flash Forward, Festival internazionale di cortometraggi che si è svolto, per la sua prima edizione, alla Scuola Holden di Torino il 6 e 7 aprile. Durante la due giorni le proiezioni sono state accompagnate da incontri con i registi, molti dei quali giovani esordienti, letture e dibattiti. Anche Impactscool ha partecipato all’iniziativa e nell’occasione ha intervistato alcune dei registi.

Tra questi anche Pau Bacardit, regista di 33 anni originario di Barcellona, che ha partecipato al festival con il corto Compatible, proiettato all’interno della categoria I.D.ream. Bacardit, nel corso della sua carriera, ha esplorato varie forme di narrazione, dalla moda al documentario, fino alla fiction e alla pubblicità.
Del suo cortometraggio scrive: “In un futuro non distante dal noi, in cui la tecnologia è sempre più presente e invadente nell’esistenza umana, l’azienda Renewed® offre aggiornamenti di personalità e consente ai cittadini di vivere connessi al resto della società. Quando Isaac verifica che la domotica della sua casa non risponda più alle richieste a causa di un problema di compatibilità, si trova costretto ad andare nella sede di Renewed® dove affronterà tutti i suoi dubbi sul mondo in cui vive e sulla persona che vuole essere”.

Abbiamo fatto qualche domanda al regista, per comprendere la sua visione di futuro.

FOMO – Fear of missing out – è la paura di essere eclusi. Questa, che è già stata definita una malattia, colpisce le persone che non riescono a disconnettersi dai social network e sono intrappolati nella paura di essere in qualche modo esclusi dalla società. Sarà questa la malattia del futuro?
Penso che sia già un problema serio e che non riguardi solo il futuro. Siamo abituati a stare connessi 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno. Quando ci svegliamo la mattina la prima cosa che facciamo è controllare i social e le e-mail. Anche quando mangiamo non smettiamo mai di lavorare, non riusciamo a disconnetterci in alcun modo dal lavoro. Siamo schiavi di questa situazione e nel prossimo futuro dovremo combattere per sistemare la situazione e riuscire a dedicarci di più alle relazioni e alla nostra vita personale.

Elon Musk afferma che potremmo vivere in un videogioco. Qual è la sua posizione? Il mondo in cui viviamo è reale o è solo una proiezione delle nostre menti?
Non credo abbia ragione. Non penso che stiamo vivendo in un videogioco, siamo nella vita reale anche se non abbiamo realmente potere decisionale. Credo che, nonostante siamo convinti di prendere delle decisioni in autonomia, sia la società a scegliere cosa è giuto per noi. Ma noi siamo chi siamo e stiamo vivendo la nostra vita, quindi dobbiamo provare a fare quello che vogliamo perchè ne abbiamo l’opportunità.

Quali sono le maggiori sfide che affronteremo nei prossimi 10 anni, 50 anni, 100 anni?
Tra 100 anni sinceramente non lo so, manca ancora troppo. Credo però che una delle maggiori sfide che dovremo affrontare riguarda i nostri dati. Oggi non siamo in grado di sapere quante informazioni su ognuno di noi siano stati in grado di raccogliere attraverso il web e come questi dati possano essere utilizzati in futuro. Credo però sia importante comprendere l’importanza di queste informazioni e riuscire a gestirle in modo più corretto, nel rispetto della privacy.

Il tuo cortometraggio si concentra su alcuni aspetti negativi delle tecnologie del presente e futuro. In questo senso, che posizione hai in merito al futuro che ci aspetta?
Il mio punto di vista è negativo. Ma nel mio cortometraggio ho cercato di parlare anche degli aspetti positivi, anche perchè credo che la tecnologia sia importante. Noi abbiamo bisogno di progredire, dobbiamo guardare avanti e non fermarci sul passato. Non è la tecnologia il problema ma come viene utilizzata. Va benissimo il cambiamento, ma questo deve venire dalle persone, non ci deve essere imposto dalla società.

Quanto potere abbiamo per guidare il futuro nella migliore direzione?
Già come individui possiamo fare molto, ma abbiamo il potere per cambiare realmente le cose solo se agiamo insieme, come una comunità.

La redazione
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