Future Society

Gesti e tecnologia: un legame indissolubile

14 July 2020 | Scritto da Alberto Laratro

Il modo in cui gesticoliamo è spesso legato a una tecnologia: scopriamo come il digitale sta creando nuovi modi di esprimersi senza usare la voce

Stanno diventando virali una serie di video in cui adulti e giovani si confrontano sul gesto dello stare al telefono. Se per chi ha più di 20 anni si tratta del classico pollice e mignolo poggiati sull’orecchio a imitare una cornetta, per i più giovani il movimento da fare è il poggiare il palmo della mano all’orecchio. Per quanto curioso questo caso è tutt’altro che raro, anzi: la tecnologia è uno dei tanti driver che modificano il nostro modo di comunicare, non solo grazie a telefonate, video chiamate, o emoticon, ma anche attraverso i gesti.

L’importanza dei gesti. Secondo alcuni linguisti più del 90% della nostra comunicazione giornaliera è non-verbale, esprimiamo più concetti con uno sguardo o con movimento delle mani che con le parole. La cinestetica è quella branca della linguistica che si occupa di studiare come determinati movimenti e atteggiamenti del corpo acquistino un certo significato simbolico, riguarda sia atti comunicativi espressi dal corpo in maniera innata, come il sorridere o l’arrossire, sia altri che sono invece appresi. Proprio questi vanno ben oltre il loro significato simbolico e rivelano come il nostro rapporto con le tecnologie sia tutt’altro che univoco: l’uomo crea le tecnologie, ma anche le tecnologie modificano l’uomo.

 

Storie nelle mani. È il caso dell’esempio del gesto della chiamata, citato in apertura di questo articolo, ma anche di altri gesti la cui origine va pian piano perdendosi nella storia. Il saluto militare, per esempio,  poggiare la mano tesa sulla fronte, trova la sua origine nel medioevo in Europa: i soldati che indossavano armature complete di elmi, per farsi riconoscere dai propri superiori o dai loro stessi alleati, si portavano la mano sulla fronte nell’atto di alzare la visiera dell’elmo. Le armature, che, in quanto frutto dell’ingegno dell’uomo, possiamo considerare una tecnologia, hanno dato vita a un gesto che ora vive di vita propria.

Per fare un altro esempio, spesso, nel chiedere l’ora, mostriamo il polso e lo tocchiamo con un dito, a indicare un orologio che non c’è. Questo gesto è nato, appunto, con i primi orologi abbastanza compatti da poter essere portati al polso ma, con la diffusione sempre maggiore di smart-watch, in futuro potrebbe acquisire un significato totalmente nuovo. Come le parole, infatti, i gesti mutano e cambiano di significato.

 

Swipe up.  Un capitolo a parte sono le gestures ideate da Apple e ormai sdoganate per qualsiasi dispositivo touch. Integrare gesti intuitivi nel sistema di controllo di uno smartphone è probabilmente uno dei motivi per la loro grande diffusione. Il loro successo però va ben oltre l’ambito tecnologico e raggiunge quello culturale e non linguistico. Sono moltissimi, infatti, i video di bambini piccoli, spesso a contatto con dispositivi touch, che quando devono confrontarsi da un normale libro cartaceo sono confusi del perché il pinch, ovvero il “pizzicare” lo schermo per zoomare, così come i vari swipe, non funzionano.

L’enorme diffusione dei touch screen non ha avuto ancora modo di entrare in modo approfondito nel nostro DNA espressivo e comunicativo e forse non lo farà mai. Non perché non ne abbia la capacità ma perché potrebbe non averne il tempo. Già esistono, e presto si affacceranno sul mercato, i primi sistemi di controllo tramite gesti. Il gesto stesso diventa tecnologia.

 

Gesture Recognition. Diverse realtà del mondo digitale stanno lavorando per creare una nuova forma di interfaccia, detta gesture recognition, che sfrutta l’intelligenza artificiale e sensori di diverso tipo per osservare, misurare e comprendere i nostri gesti e dargli un significato all’interno di un sistema tecnologico. Gli ambiti di applicazione di questa tecnologia, così come è stato per il touchscreen, sono praticamente illimitati. Dal settore automobilistico a quello dell’elettronica di consumo, passando per i videogiochi o il controllo di sistemi IoT. Questo genere di interfaccia, detta touchless, potrebbe subire una spinta ulteriore dalle necessità legate alla pandemia del Covid-19.

C’è un aspetto curioso che riguarda il futuro di questa tecnologia. Per scegliere quale movimento indica cosa i ricercatori prendono spunto da gesti che già conoscono. Per esempio, per abbassare il volume della musica imitano il movimento del girare una manopola. Ecco quindi che un gesto sopravvive alla tecnologia che l’ha creato.

Alberto Laratro
Alberto Laratro

Laureato in Scienze della Comunicazione e con un Master in Comunicazione della Scienza preso presso la SISSA di Trieste ha capito che nella sua vita scienza e comunicazione sono due punti fermi.

leggi tutto