Future Society

Il lavoro del futuro e le sue trappole: intervista al regista David Ayllon

7 June 2018 | Scritto da La redazione

Con il suo cortometraggio, Production Line, David Ayllon ha partecipato a Flash Forward – International Short Film Festival, per parlare di come sarà il mondo del lavoro del domani. In questa intervista ci racconta la sua visione del mondo da qui a cent’anni.

 

«Le nuove tecnologie sono in grado di rivoluzionare il mondo del lavoro». Ne è sicuro David Ayllon, il regista di Production Line, uno dei cortometraggi in concorso a Flash Forward – International Short Film Festival, la rassegna di cortometraggi che ha per protagonista il futuro, organizzata dalla Scuola Holden. Ambientato in un futuro distopico, il corto di Ayllon vede per protagonisti quattro lavoratori alle prese con i limiti imposti dalla robotizzazione del lavoro e dalle sue imprevedibili conseguenze. «Production Line parla di come il lavoro sarà in futuro. – spiega il regista – È una storia su come, in futuro, gli uomini  gestiranno il processo effettivo di perdita dei posti di lavoro». Nel claustrofobico laboratorio in cui l’intero film è ambientato, i quattro protagonisti devono svolgere un compito misterioso nel minor tempo possibile, affrontando imprevisti esterni e ostacoli inattesi: è questo lo sfondo perfetto per mettere in scena la sfida tra robot e umani.

Di seguito, una breve intervista in cui il regista condivide le sue opinioni su futuro, lavoro e cambiamenti epocali.

 

L’automazione del lavoro sta aumentando e presto ci costringerà ad affrontare la disoccupazione tecnologica. Quanto tempo pensi che abbiamo prima che sia troppo tardi?

Non credo che sarà mai troppo tardi, potremo sempre avere una scelta. Possiamo prendere sempre in considerazione le cose e scegliere cosa è giusto e cosa è sbagliato. Quello di cui abbiamo bisogno sono buoni leader che prendono le decisioni giuste. Questo non solo a livello politico, ma anche nelle aziende. Qualunque innovazione, come per esempio l’intelligenza artificiale, mette a nostra disposizione infinite possibilità, ma se facciamo le scelte sbagliate potrebbe diventare un problema.

 

Bill Gates propone di tassare i robot, gli esperti della Silicon Valley stanno promuovendo l’adozione di un reddito di base universale sostenendo che possiamo creare una società di persone che possono trascorrere il loro tempo facendo arte, cultura e ricerche di alto livello. Qual è la tua posizione su questo argomento?

Penso che l’idea che le persone non debbano lavorare per vivere sia qualcosa di sorprendente. Se questa cosa viene sfruttata nel modo giusto potrebbe essere il prossimo livello per l’umanità. Gli esseri umani potrebbero vivere le loro passioni e migliorare se stessi come persone. Volendo essere realistici, però, questo non accadrà, o comunque non saremo in grado di vederlo.

Penso che le nuove tecnologie siano in grado di rivoluzionare il mondo del lavoro. Vi è mai capitato di vedere un film e chiedervi: «Chi l’ha scritto? Perché è così strano? Sembra quasi che sia stato fatto da un’intelligenza artificiale». Il problema non è se l’Intelligenza Artificiale è in grado di creare arte, ma è più su come noi creiamo arte: una macchina non potrà mai sostituire il modo in cui non siamo creativi, perché sotto questo punto di vista miglioreremo sempre. Il punto però è che non stiamo più migliorando, ci siamo bloccati.

 

Quali sono le maggiori sfide che affronteremo nei prossimi 10 anni, 50 anni, 100 anni?

Possiamo vedere i grandi cambiamenti che ci aspettano come problemi o come opportunità. Dipenderà molto dalle persone che gestiranno questi cambiamenti. La domanda vera non è quali cambiamenti ma chi li porterà. Prendiamo, per esempio, i problemi legati all’immigrazione: sono davvero un problema o sono piuttosto grandi opportunità? Io penso che siano opportunità, perché stiamo aprendo nuovi confini e nuove frontiere, le persone possono fare cose nuove, scoprire cose nuove, ma il punto è che non sappiamo come affrontare queste opportunità. Nei prossimi anni, i problemi maggiori della società saranno quelli legati alla salute, al cibo, alle migrazioni. E qui entrerà in gioco la tecnologia: se facciamo la cosa giusta, la qualità della vita migliorerà e probabilmente riusciremo a eliminare le classi sociali, ma prima dobbiamo scegliere i leader giusti.

 

Con il tuo cortometraggio metti l’accento sugli aspetti critici della tecnologia e sul nostro presente/futuro. Sei positivo riguardo al futuro?

Dipende. Io sono critico su alcune cose ma molto ottimista verso altre. Niente è già scritto e nessuno sa come sarà il futuro. Potrebbe essere brutto, bello, nessuno conosce tutte le varianti. Fino a 20 anni fa nessuno si sarebbe aspettato questa evoluzione di alcune tecnologie. Qualcosa sarà sorprendente, qualcosa ci farà pensare che non abbiamo speranze.

 

Da 1 a 10 quante possibilità pensi ci siano di guidare il futuro nella direzione giusta?

Dipende, un giorno potrebbe essere un 10 un giorno solo 1. Voglio pensare che i prossimi anni saranno fantastici perché scopriremo cose nuove. Nello storytelling, penso che ci sia qualche possibilità con la realtà virtuale, anzi, le possibilità sono incredibili. Alcune cose stanno già cominciando a cambiare: penso che possiamo essere ottimisti.

 

La redazione
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