Future Society

Le tecnologie per il bene comune

3 March 2021 | Scritto da La redazione

Come le tecnologie emergenti possono permetterci di affrontare le sfide del futuro

Guida autonoma, realtà virtuale e aumentata, intelligenza artificiale, stampa 3D. Queste sono solo alcune delle tecnologie che negli ultimi anni stanno crescendo sempre di più e sempre di più cambiano profondamente il nostro mondo. La velocità con cui lo fanno e come, quindi, influiscono sul nostro vivere è il motivo per cui le chiamiamo “tecnologie emergenti” ed è importante, per la costruzione di un futuro che vogliamo sia condiviso e, ovviamente, il migliore possibile per tutti, che attorno a queste tecnologie graviti una riflessione profonda che ci fornisca i principi per capire in che direzione andare. La meta, infatti, è in parte già tracciata dai cosiddetti SDGs, gli obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dalle Nazioni Unite. Abbiamo esplorato quali potrebbero essere i possibili impatti e quali sono i principi alla base delle innovazioni tecnologiche all’interno di un report pubblicato da Nesta Italia a cui abbiamo contribuito con la scrittura di un capitolo.

 

Le tecnologie emergenti. “Una tecnologia emergente è una “tecnologia radicalmente nuova e relativamente in rapida crescita caratterizzata da un certo grado di coerenza che persiste nel tempo e con il potenziale di esercitare un impatto considerevole sui domini socioeconomici osservati in termini di composizione di attori, istituzioni e modelli delle interazioni tra questi, insieme ai processi di produzione della conoscenza associati. Il suo impatto più evidente, tuttavia, risiede nel futuro e quindi nella fase di emergenza è ancora alquanto incerto e ambiguo”. Questa definizione di tecnologie emergenti, tratta da un paper del 2015, rivela subito gli elementi chiave che le definiscono: hanno un’enorme portata trasformativa, che accade in breve tempo, ma allo stesso tempo non abbiamo modo di prevedere con certezza quali saranno gli impatti che queste avranno sul mondo. Gli studi di futuro cercano proprio di fornire quella preparedness, l’essere pronti ad anticipare i possibili cambiamenti, considerando che non sono solo le tecnologie a mettere in atto questi cambiamenti, ma anche la società, l’ambiente, l’economia e la politica: ambiti solitamente raccolti nell’acronimo STEEP (Society, Technology, Environment, Economics, Politics).

 

Gli impatti. Quando vogliamo fare una previsione sul futuro ci muoviamo su un terreno complesso e instabile, dato che ciò che conosciamo e controlliamo è solo una minuscola frazione di ciò che ci sarebbe utile per comprendere davvero cosa accadrà negli anni a venire. Se, quindi, non è possibile prevedere l’esatta consequenzialità del futuro, è tuttavia fattibile delineare dei modelli che, basandosi sul passato e sul presente, siano in grado di aiutarci nell’impresa. Uno di questi si chiama Hype Cycle e rivela come una tecnologia impatta sulla società seguendo un particolare andamento, secondo due direttive, il tempo che passa e le aspettative attorno a quella determinata tecnologia.

Inizialmente ci troviamo davanti a una vera e propria esagerazione, l’hype appunto, nella quale le aspettative verso la tecnologia tendono ad essere molto più elevate rispetto alle reali capacità. Questa fase è descritta perfettamente da Roy Amara, ricercatore e futurista statunitense, secondo cui “tendiamo a sovrastimare l’effetto di una tecnologia nel breve periodo e sottovalutare l’effetto nel lungo periodo.” In seguito, è la volta di una fase di disillusione nella quale prevale il disappunto per le promesse non mantenute rispetto alle aspettative iniziali. Infine, segue una fase di sviluppo produttivo che permette alla tecnologia di raggiungere la propria maturità.

Questo modello ci aiuta a leggere l’innovazione tecnologica con la giusta dose di realismo, fornendoci il giusto equilibrio fra potenzialità positive e realizzabilità.

 

Viviamo in una realtà complessa. Uno dei temi più importanti quando si parla di scenari futuri è quello della complessità. Siamo abituati a pensare per compartimenti stagni, riducendo i problemi a diversi elementi, singoli e separati. Basta osservare come studiamo i fenomeni naturali e umani e come ci approcciamo al sapere per renderci conto di quanto sia diffusa questa tendenza. I campi di studio diversi e lontani fra loro raramente si parlano, in una prospettiva miope che non ci permette di osservare, studiare e comprendere le relazioni che esistono fra i diversi elementi. Per affrontare la complessità del reale è quindi necessaria quella che viene chiamata visione sistemica e della sostenibilità. Analizzare la tecnologia e il suo utilizzo in una prospettiva sistemica significa chiedersi come verrà utilizzata, da chi, come sarà sostenuta, cosa verrà cambiato e quali saranno i potenziali effetti di secondo e terzo ordine di un tale intervento, e così via.

 

Tecnologie emergenti per lo sviluppo sostenibile. Il ruolo delle tecnologie esponenziali nello sviluppo di visioni di futuro è il tema del capitolo che abbiamo scritto all’interno del report “Tecnologie Emergenti per lo Sviluppo Sostenibile” sviluppato all’interno del programma Social Tech Lab e pubblicato da Nesta Italia.

Il Report ha l’obiettivo di presentare in modo chiaro e accessibile per gli operatori e le organizzazioni del Terzo Settore le principali tendenze nel campo delle Tecnologie Emergenti, considerando l’applicazione di queste tecnologie in relazione agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite.

Il report è disponibile a questo link.

La redazione
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