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Notizie dal futuro e dintorni – 9 novembre

9 November 2020 | Scritto da La redazione

Sciami di droni autonomi per contare i pinguini

Una ricerca dell’Università di Stanford ha portato alla creazione del primo sistema di droni autonomi per contare quanti pinguini vivono in una colonia. Utile per conoscere il tasso di nascite e la salute di una colonia di questi animali, fin’ora contarli era un’operazione “manuale”. Si pilotava un drone o si scattavano foto da un elicottero e poi si procedeva a un tedioso processo di numerazione, per decine di migliaia di pinguini. Grazie agli sforzi di Mac Schwager e di Kunal Shah, i due ricercatori che hanno pubblicato un paper su Science Robotics, un piccolo sciame di droni, guidato da un algoritmo, ottimizza i tempi e i percorsi di volo, oltre a contare autonomamente i pinguini. I primi test sono stati svolti in antartide, sfidando le basse temperature e il clima.

 

Dalle spugne ai ponti

La natura è da sempre ispirazione per le opere umane, dagli aerei ai sottomarini, le forme dalla tecnologia umana non possono che fare riferimento a ciò che l’evoluzione ha perfezionato in milioni di anni. Una ricerca di Harvard prende spunto da una spugna che vive nelle profondità marine per progettare ponti di nuova concezione. L’Euplectella aspergillum possiede uno scheletro tubolare con una particolare struttura a griglia e rinforzi diagonali che, emulato in dimensioni maggiori all’interno di ponti potrebbe portare alla creazione di infrastrutture più resistenti e leggere.

 

Il robot autonomo che ripara le buche stradali

Ogni anno, in UK, centinaia di persone sono coinvolte in incidenti causati da buche nel manto stradale. I metodi utilizzati attualmente per individuare e riparare le zone danneggiate sono lenti e dispendiosi, per questo l’azienda britannica Robotiz3d sta sviluppando dei veicoli autonomi guidati da un’intelligenza artificiale in grado riconoscere, individuare e riparare le buche che punteggiano le strade.

 

Ecco come potrebbero essere gli spazioporti del futuro

Un team di architetti giapponese, chiamato SPJ (Space Port Japan Association), ha progettato il concept per uno spazioporto che potrebbe venire costruito nella baia di Tokyo. Si chiama “Spaceport Japan” e a primo acchito potrebbe sembrare un tradizionale aeroporto con un design particolare, la differenze, in tal caso, sarebbe nella destinazione dei voli, non altri Paesi ma lo spazio. L’HUB infatti gestirebbe i voli turistici e scientifici suborbitali che agenzie come Virgin Galactic si stanno preparando a lanciare sul mercato. La struttura ha un occhio di riguardo verso la sostenibilità: è interamente coperta di pannelli solari e conterrà al suo interno anche giardini e orti, oltre a tutti i servizi necessari per preparare un viaggiatore a osservare la Terra da oltre l’atmosfera. Non sappiamo se questo progetto, o altri simili, vedranno la luce nei prossimi anni, ma l’accelerazione del mercato spaziale potrebbe rendere queste immagini realtà prima di quanto possiamo immaginare.

La redazione
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