Pianeta Terra e Spazio

L’uomo tra le stelle: 57 anni di missioni spaziali

17 April 2018 | Scritto da La redazione

Si celebra ogni anno il 12 aprile la “Giornata internazionale del volo umano nello spazio”. Noi di Impactscool, dopo aver festeggiato alla Yuri’s Night Milan, abbiamo colto l’occasione per fare il punto sul futuro delle missioni spaziali

Il 12 aprile del 1961 l’uomo vide per la prima volta la Terra dallo spazio attraverso gli occhi di Jurij Alekseevič Gagarin, cosmonauta e aviatore sovietico. Partito alle 9:07 di Mosca, esclamando l’ormai storica espressione поехали! (poechali – “andiamo!”), viaggiò all’interno della navicella Vastok 1, compiendo un’intera orbita ellittica intorno al pianeta a una velocità di 27.400 km/h, con un’altitudine massima di 302 km.

La data del 12 aprile è passata alla storia e si celebra ancora oggi con la “Giornata internazionale del volo umano nello spazio”, istituita nel 2011 dalle Nazioni unite. In occasione della ricorrenza, che secondo l’Onu simboleggia la capacità dell’uomo di spingersi oltre i confini e superare i propri limiti, sono moltissimi gli “space party” organizzati in tutto il mondo da esperti del settore e appassionati: serate all’insegna della divulgazione scientifica ma anche del divertimento. Milano ha celebrato “l’uomo nello spazio” con la Yuri’s Night Milan a cui ha partecipato anche Impactscool con Cristina Pozzi, Andrea Geremicca e Hady Ghassabian, astronauta suborbitale e nostro Ambasador e Contributor.

Dal 1961 a oggi sono moltissimi gli avvenimenti che hanno scandito l’evoluzione delle missioni spaziali, spostando sempre più avanti i limiti dell’uomo: solo per citarne alcuni, nel 1963 Valentina Tereskova diventa la prima donna ad essere spedita in orbita, nel 1965, Aleksej Leonov fa la prima “passeggiata” tra le stelle, nel 1969 l’uomo sbarca sulla luna e nel 1971 i russi lanciano la prima stazione spaziale orbitante. Per i successi “nostrani” dobbiamo attendere qualche anno in più: nel 1992 Franco Malerba diventa è primo astronauta italiano nello spazio, mentre per la prima donna abbiamo aspettato addirittura il 2014 con “astro”Samantha Cristoforetti.

Ma quali saranno le missioni spaziali del futuro e quali i prossimi confini che l’uomo riuscirà a varcare?
L’obiettivo che, almeno all’apparenza, sembra oggi più vicino è quello del turismo spaziale. In una recente intervista, Paolo Nespoli, l’astronauta italiano con più esperienza extraterrestre, ha detto di essere certo che già nel 2019 assisteremo ai primi voli spaziali commerciali, organizzati cioè per i civili. I prezzi, almeno inizialmente, saranno esorbitanti: per esempio, per trascorrere una settimana nel primo hotel spaziale privato, presentato lo scorso anno dall’agenzia spaziale russa, sarà necessario spendere la modica cifra di 32,5 milioni di Euro, con supplemento di 16 milioni per chi non vuole perdere l’occasione per fare anche una passeggiata nello spazio. Ma non possiamo escludere che, nel giro di qualche anno, accanto alle mete tradizionali per viaggi e vacanze, potremmo trovare offerte per una “settimana in All inclusive alla stazione spaziale internazionale”, o prezzi scontati per una “crociera tra le stelle”.

Il sogno delle agenzie spaziali, però, sembra essere Marte. In attesa di riuscire a mandarci l’uomo, la NASA si prepara a lanciare un nuovo veicolo spaziale sul pianeta rosso, che ne studierà la parte interna in modo tale da capire come si formano i pianeti rocciosi e le loro lune. Anche l’Italia partecipa attivamente alla ricerca su Marte: la Regione Campania ha dato il via libera a un finanziamento di 4 milioni di euro per lo sviluppo di MicroMED, dispositivo che servirà a studiare le polveri del pianeta e i campi elettrici associati. Si tratta di uno strumento scientifico importante per l’analisi della formazione delle tempeste di sabbia marziane e sarà utile, quindi, nella pianificazione delle missioni robotiche e umane del futuro. MicroMed sarà imbarcato sulla missione ExoMars 2020, una delle più importanti dell’Agenzia Spaziale Europea, che porterà un rover sul pianeta rosso alla ricerca di tracce di vita.

Altre tecnologie innovative che potranno aiutare nelle esplorazioni del futuro arrivano dal NIAC, NASA Innovative Advanced Concepts, un programma nato per la ricerca e lo sviluppo delle missioni spaziali. Per il 2018 sono stati approvati ben 25 progetti, all’apparenza fantascientifici: da droni mutaforma per l’esplorazione planetaria, a un telescopio spaziale gigantesco, fino a un innovativo sistema di propulsione potenzialmente in grado di farci arrivare su Marte in appena un mese. Non è scontato che queste proposte si trasformino davvero in tecnologie o che saranno utilizzate in missioni vere e proprie, ma progetti come quelli finanziati dal NIAC contribuiscono in modo determinante al progresso della ricerca aerospaziale.

Le missioni spaziali del futuro dovranno prestare attenzione, infine, anche al grande tema dell’inquinamento. Non produciamo solo moltissimi rifiuti sulla Terra, ma stiamo iniziando a riempire anche lo spazio di immondizia e questa tendenza, con l’evoluzione e l’intensificazione delle esplorazioni, non può che aumentare. Per questo motivo nasce il Clean Space initiative, progetto dell’Esa che ha lo scopo di arrivare a missioni più green.

Chissà se Jurij Gagarin, guardando la terra dall’alto per la prima volta, si era immaginato tutto questo.

La redazione
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