Scienza e Medicina

DermArt: l’incontro tra medicina, arte, scienza e tecnologia

5 February 2019 | Scritto da Giovanna La Vecchia

Abbiamo intervistato Massimo Papi, ideatore dell’evento che fonde discipline diverse, offrendo un nuovo modo per guardare la scienza

L’evoluzione delle Neuroscienze ci ha permesso di comprendere in che modo il nostro cervello elabora le immagini che osserviamo, aprendo a nuove opportunità che spaziano dall’arte alla medicina. E proprio questi due ambiti, arte e medicina, apparentemente così distanti tra loro si incontrano a DermArt, convegno “trasversale” di dermatologia nato dall’intuizione del dottore, pittore e scrittore Massimo Papi, giunto alla sua decima edizione. La manifestazione internazionale, che si tiene nei più suggestivi luoghi della Roma storica, riunisce medici, infermieri, biologi, cosmetologi, psicologi, appassionati e critici d’arte ed esperti di tecnologia e scienza provenienti da tutto il mondo.

DermArt avvicina così universi apparentemente lontani che integrandosi danno vita a modalità interpretative e osservazionali nuove e a possibilità didattiche e formative originali.

In attesa di Dermart 2019 “La pelle in maschera: tela colorata”, in programma il 20 e 21 settembre a Roma, abbiamo incontrato Massimo Papi, ideatore e direttore della manifestazione, membro del comitato scientifico di Hi-tech Dermatology e di International Journal of lower extremity wounds e “peer rewiever” di varie riviste specializzate internazionali (Archives of Dermatology, Journal of European Academy of Dermatology, Giornale Italiano di Dermatologia).

 

Come e perché nasce DermArt?

“DermArt nasce dal piacere dell’osservazione dell’arte e dalla pratica pittorica che necessita attenzione ai colori, ai dettagli e alla composizione di un’immagine. Da questa considerazione è derivato il piacere personale d’interpretare le manifestazioni cutanee secondo gli elementi di base che le compongono: colori, linee e forme. È un’operazione che tutti inconsciamente facciamo quando osserviamo con attenzione una immagine, una scena, una persona, un qualsiasi evento, situazione, oggetto, in qualsiasi campo. Gli elementi visivi (colori, linee di distribuzione e forme) sono recepiti dal nostro “cervello visivo” e, in relazione alle nostre conoscenze ed esperienze, ci consentono di comprendere cosa sia successo già prima di una diagnosi strumentale.

Qual è stata l’evoluzione di DermArt negli anni in relazione alla tecnologia?

“L’evoluzione di DermArt è stata determinata dalla progressiva scoperta delle Neuroscienze e in particolare della Neuroestetica che studia i rapporti tra l’osservazione delle immagini artistiche e il funzionamento del cervello come recettore ed elaboratore dell’immagine.

Le nuove acquisizioni in questo campo hanno creato una serie di elementi trasferibili anche all’attività osservazionale dei medici e dei dermatologi in particolare.

La possibilità di registrare, con sistemi computerizzati, i movimenti degli occhi quando osserviamo una superficie (in questo caso la cute), ha indotto lo sviluppo della tecnica di eye tracking che può essere utilizzata anche in dermatologia per comprendere come osserviamo e cosa vediamo”.

Tecnologia e arte. Come si fondono queste componenti?

I sensi hanno tuttora un ruolo primario nella dermatologia clinica, anche in quelle patologie che per essere definite hanno bisogno di diagnosi con metodiche tecnologicamente avanzate.  

Nel 2012 è nato il progetto “Con_tatto” con l’obiettivo, condiviso dagli ideatori Alessio Gismondi (designer/faber del legno – Azienda Codice-a-barre) ed il sottoscritto, di trasferire le patologie dermatologiche dall’esclusivo settore medico al campo dell’arte con lo scopo di aiutare le persone a riflettere, con delicatezza, sul tema delle malattie cutanee. A tal fine, Alessio Gismondi ha progettato e prodotto un mobile-tipo, in una serie limitata di nove esemplari. Il design del mobile si ispira al tronco umano, con delle gambe che staccano il corpo del contenitore da terra. Ciascun complemento antropomorfo è reso unico da una diversa finitura decorativa: la pelle. La pelle di ogni elemento è stata personalizzata in riferimento a specifiche patologie dermatologiche di cui sono stati utilizzati i segni caratteristici come elemento decorativo. Sono stati riprodotti oltre che i colori e le forme anche gli elementi tattili, proprio per invitare il pubblico a un “con-tatto” fisico con “malattie”.

Per il suo alto valore scientifico, artistico e per la vera e propria funzione sociale attribuita agli oggetti realizzati, “con-tatto” è stato selezionato e inserito nell’inaugurazione del MUSE (nuovo Museo della Scienza di Trento realizzato da Renzo Piano).

 Prima ha accennato all’eye tracking, ci parli di questa tecnica.

Per quanto riguarda l’eye tracking, si tratta di un esperimento presentato in DermArt 2018 (vedi sito) con il quale giovani e meno giovani dermatologi e non addetti ai lavori, sono stati chiamati ad osservare al computer immagini di patologie cutanee e di arte. Il movimento dei loro occhi sulle immagini sottoposte ad osservazione, è stato registrato attraverso specifici sensori. Il risultato sarà oggetto di pubblicazione per le novità emerse e in considerazione dell’interesse suscitato. L’eye tracking è una tecnica in grado di registrare la dilatazione e la contrazione delle pupille, realizzando un effettivo tracciamento oculare che definisce l’intero percorso effettuato dall’occhio durante la visione. Nasce per scopi clinici, con l’obiettivo di capire come funzionano i meccanismi della visione umana, individuare che cosa si sta guardando in ogni momento o con quale livello di attenzione. Quando si guarda qualcosa, infatti, gli occhi si spostano almeno 3 o 4 volte al secondo, seguendo un ordine apparentemente casuale. Ogni spostamento, detto saccade, dura circa un decimo di secondo, mentre le fermate, o fissazioni, durano da 2 a 4 decimi di secondo.

Studi recenti mostrano che esiste una significativa correlazione tra la dilatazione (midriasi) e l’interesse o attenzione verso un certo stimolo, e tra la contrazione (miosi) e l’avversione o il disgusto. 

L’attenzione, in genere, si concentra su una piccola porzione dell’informazione percepita, ma rappresenta una necessità per l’avanzamento del processo. La comprensione dell’informazione a livello locale (semantico) e globale (in relazione al contesto, in modo da rimanere sedimentata nella memoria e improntare un’attitudine nei confronti della scelta), unitamente ai processi emozionali inconsci, ha un’influenza diretta sulle azioni individuali.

Numerosi sono gli strumenti utilizzabili per misurare l’attenzione durante l’esecuzione di un compito, come l’elettroencefalogramma (EEG) o la risonanza magnetica funzionale (fMRI), capace di identificare le aree cerebrali maggiormente attive quando una persona prende decisioni. Uno strumento che merita di essere qui citato, se non altro per la più semplice utilizzazione rispetto ai sopra citati, è l’Eye Tracking Device. Questa tecnica consiste nel registrare la dilatazione e la contrazione delle pupille, realizzando un tracciato oculare capace di definire l’intero percorso effettuato dall’occhio durante la visione”.

Uno strumento utilizzato anche in altri ambiti?

“Certo, ampiamente usato negli studi di marketing e pubblicità, ad esempio per formulare ipotesi sugli elementi di successo e sui punti deboli di una campagna di marketing, prima che sia presentata al pubblico, semplicemente osservando i movimenti oculari di un potenziale cliente tra gli scaffali di un negozio. E non solo. Grazie all’Eye Tracking è possibile dedurre il livello di attenzione di una persona verso uno o più oggetti, il modo di trattare le informazioni, nonché le strategie di esplorazione, di una pagina”.

In che modo questo strumento dovrebbe costituire un valido alleato? In altri termini, cosa può dirci la pupillometria sulle modalità di acquisizione di informazione e di valutazione dei manager di una grande organizzazione?

“Un recente studio di Kramer e Mass (ottobre 2016) fornisce, al riguardo, risultati interessanti. L’intento era quello di analizzare i movimenti oculari di alcuni manager mentre studiavano le informazioni contenute negli scorecard dei subordinati, che contenevano i valori di riferimento e i punteggi attuali relativi a diverse misure di performance, alla ricerca di bias attentivi che in qualche misura potessero spiegare i bias di valutazione.

I risultati suggeriscono, ad esempio, che la configurazione dello scorecard sia in grado di spostare l’attenzione del valutatore verso alcuni item piuttosto che altri e che i valutatori tendono a dare maggiore importanza alle tabelle posizionate nella parte alta dello schermo. Sembra, invece, che l’attenzione decresca progressivamente scendendo verso il basso. Inoltre, sembrerebbe che neanche i managers siano immuni dal cosiddetto “effetto primacy”, per cui alle informazioni presentate prima viene data maggiore attenzione rispetto alle successive”.

La medicina cambia, necessariamente, adeguandosi sempre di più alle nuove esigenze sia del medico che del paziente, qual è il valore di DermArt in questo senso?

“Attualmente, la nostra disciplina non è più solo “clinica” ma si è arricchita di strumenti diagnostici tecnicamente evoluti ma a volte un po’ “freddi” nel giudicare una espressione che può avere diversi significati, ma non di meno ricchi di colori e linee.

Tuttavia, se pensiamo per es. all’epiluminescenza, tecnica innovativa nella diagnostica clinica dermatologica, la maggior parte dei rilievi visivi dai quali traiamo giudizi diagnostici, si basa su aspetti visuali di colori, linee e forme presenti nella lesione in esame.

La diagnostica dermatologica ha fatto grandi passi avanti ma gli aspetti osservazionali sono essenziali anche per la gran parte di queste metodiche.

Pertanto l’allenamento a cogliere elementi visuali e dettagli dall’osservazione frontale, consente di saper interpretare con maggiore precisione e ampiezza diagnostica anche immagini tecnologicamente nuove e avanzate”.

Qual è la reazione degli addetti ai lavori e dei pazienti a queste nuove metodologie?

“Per i medici appassionati d’arte, le iniziative di DermArt sono diventate un appuntamento fisso nel quale ritrovare insieme stimoli clinici nuovi e il piacere di discutere un modello di tipo conoscitivo e didattico originale. Biologi, psicologi e medici di altre discipline sono sempre più numerosi e partecipano attivamente con lo spirito di trasversalità fondamentale per qualsiasi forma innovativa di conoscenza. La grande partecipazione di persone non esperte di arte o di medicina è però il vero successo di questi incontri, testimonianza che la miscela di arte e scienza può creare una inaspettata e proficua fonte di riflessione e di sapere”.

Giovanna La Vecchia
Giovanna La Vecchia

Giornalista, scrittrice, capo ufficio stampa, ha studiato a Roma dove ha vissuto per trent’anni collaborando con La Repubblica nella sezione viaggi e cultura. Autrice di due romanzi (Le apparenze e Skandha) e di una silloge di poesie (Se perdo me) ha collaborato con numerose case editrici per la stesura e la pubblicazione di racconti, favole, prefazioni, recensioni e guide turistiche.

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