Spazio

Fosfina su Venere: vita microbica o reazione chimica sconosciuta?

15 September 2020 | Scritto da Alberto Laratro

La scoperta, se confermata, potrebbe avere implicazioni profonde sulla ricerca della vita oltre la Terra

La notizia, nonostante l’embargo, era già trapelata prima dell’annuncio in diretta streaming della Royal Astronomical Society: su Venere (o meglio nella sua atmosfera) sono state rilevate delle molecole che potrebbero indicare la presenza di vita microbica. È stata quindi scoperta vita aliena su un altro pianeta? Andiamo con calma, si tratta di un’affermazione forte e richiede delle prove forte e concrete. Analizziamo la scoperta, il contesto in cui è stata fatta e quali potrebbero essere (se confermata) le conseguenze.

 

Fosfina. L’arma del delitto è la fosfina. Si tratta di una molecola composta da un atomo di fosforo e tre di idrogeno. Tramite due campagne d’osservazione indipendenti dello spettro dell’atmosfera venusiana, fatte dai telescopi James Clerk Maxwell Telescope e ALMA, sono state individuate in una concentrazione di circa 20 ppb, ovvero 20 molecole di fosfina ogni miliardo di altre molecole, sospese fra le nuvole del pianeta.

La particolarità della fosfina è che conosciamo solo due modi per ottenerla: in laboratorio oppure tramite processi biologici di alcuni microorganismi. Ora, è difficile che su Venere ci siano dei laboratori, per questo sta venendo presa in considerazione la possibilità che a generare questa molecola siano microorganismi.

La fosfina è considerata, nell’ambito dell’esobiologia, un biomarker, ovvero un indizio della possibile presenza di vita. La cosa che ha fatto drizzare le antenne ai ricercatori è che la fosfina tende a dissolversi in relativamente poco tempo. La sua presenza in atmosfera indica che c’è qualcosa che la produce costantemente.

È importante sottolineare che nel sistema solare avevamo già trovato della fosfina, su Giove e su Saturno, dove, nelle zone profonde dell’atmosfera, dove pressione e temperature sono alle stelle, questa molecola può formarsi. Ma sui pianeti rocciosi, come Venere o la Terra, alle condizioni ambientali a cui è stata individuata, non conosciamo processi che generano quella quantità di fosfina se non quelli biologici.

 

Vita fra le nuvole. Una delle ipotesi è che Venere, in passato, quando l’effetto serra non l’ha resa un inferno dove la temperatura superficiale è in grado di fondere il piombo e la pressione è di 92 atmosfere, sia stata in grado di ospitare la vita. Con il peggiorare delle condizioni solo alcuni microorganismi sono stati in grado di sopravvivere, sospesi fra le nuvole – non si tratta di qualcosa di troppo straordinario, anche sulla Terra, nelle nuvole, si possono trovare batteri e altri microbi – in una zona convettiva a circa 50 km.

A quell’altezza, la stessa dove gli osservatori hanno misurato la fosfina, la temperatura e la pressione sono favorevoli alla vita: circa 30° gradi e un bar d’atmosfera. Peccato che le nuvole siano di acido solforico e che soffi un costante vento capace di compiere un giro dell’intero pianeta in 4 giorni, non proprio le condizioni migliori per la vita, ma d’altronde anche sulla Terra esistono organismi (detti estremofili) in grado di vivere in condizioni, appunto, estreme. Venere potrebbe non essere da meno. Potrebbe.

 

La giusta cautela. L’intera faccenda è un’enorme condizionale. Ci sono molte questioni da mettere in chiaro prima di gridare alla scoperta di vita aliena (anche se microbica), cosa che i ricercatori hanno ben sottolineato nel paper appena pubblicato. Prima di tutto, anche se le misurazioni sono state fatte da due team indipendenti, andranno confermate da altre osservazioni, anche ad altre lunghezze d’onda. Siamo abbastanza sicuri che lì, a mezz’aria, ci sia della fosfina, ma non ne siamo certi. Servono altre conferme.

In secondo luogo, c’è la possibilità, decisamente concreta e forse più ragionevole (anche se meno affascinante) che a generare questa fosfina sia un qualche processo chimico di cui non siamo a conoscenza. Di per sé questa sarebbe comunque una scoperta interessante, aprendo le porte a nuovi studi nell’ambito della chimica e nuove riflessioni sull’uso di questa molecola cosa segnale della possibile presenza di forme di vita su un altro pianeta.

C’è da dire che gli scienziati non hanno lasciato nulla al caso: si è pensato che a generare la fosfina potessero essere i vulcani che si sospetta siano attivi su Venere, oppure l’interazione dell’atmosfera con i fulmini, o con i meteoriti. Ma ciascuno di questi processi, presi singolarmente, o addirittura tutti insieme, sarebbero in grado di produrre fosfina in quantità irrisorie, milioni, se non miliardi di volte in meno rispetto a quanto misurato.

 

Palloni su Venere. La scoperta ha riacceso l’interesse per Venere. Negli ultimi anno la ricerca della vita nel nostro sistema solare si è concentrata su Marte, verso cui proprio recentemente è stato lanciato un nuovo rover. Ma Venere ha spesso solleticato la curiosità degli scienziati. Già in passato sono state proposte missioni moderne verso il pianeta, ma le terribili condizioni superficiali hanno spesso fatto desistere ogni sforzo. La notizia della scoperta della fosfina potrebbe però riaccendere la scintilla e portare, nei prossimi anni, diverse agenzie a rivalutare missioni ambiziose rimaste per troppo tempo nel cassetto. Come quella della NASA che vorrebbe portare su Venere una sonda aerostatica, un pallone in grado di rimanere sospeso nell’atmosfera venusiana alla quota in cui si troverebbe la fosfina così da raccogliere campioni e analizzare sul posto il contenuto delle nuvole alla ricerca della vita.

 

 

E se fosse confermata? Siamo ancora lontani da avere la certezza che ciò che è stato misurato sia una traccia di forma di vita su Venere, ma facciamo un esercizio di immaginazione e poniamo il caso sia vero. Cosa significherebbe? Nuove domande si affaccerebbero nella ricerca: da dove proviene questa vita? È arrivata, per caso, tramite un frammento del nostro pianeta espulso da un impatto meteorico con a bordo alcuni microorganismi che hanno saputo adattarsi alle condizioni venusiane? Oppure si sono evoluti indipendentemente? Se fosse così allora non sarebbe così folle pensare che i semi della vita siano sparsi ovunque nell’universo e che la vita, forse, sia un fenomeno molto meno raro di quanto immaginiamo.

Alberto Laratro
Alberto Laratro

Laureato in Scienze della Comunicazione e con un Master in Comunicazione della Scienza preso presso la SISSA di Trieste ha capito che nella sua vita scienza e comunicazione sono due punti fermi.

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