Spazio

Le 5 tecnologie per andare su Marte

2 December 2020 | Scritto da Alberto Laratro

Dalla produzione di ossigeno alle tute spaziali hi-tech, scopriamo quali innovazioni ci permetteranno di mettere piede sul pianeta rosso

Entro gli anni Trenta la NASA vorrebbe riuscire a portare il primo equipaggio umano su Marte. Un evento di portata storica ma che metterà alla prova le nostre capacità tecniche, tecnologiche e umane. Un viaggio di 225 milioni di km dalla durata di diversi mesi in cui bisognerà portare con sé tutto il necessario per vivere e sopravvivere nelle ostili condizioni spaziali e successivamente marziane. Abbiamo scelto le cinque tecnologie che secondo noi saranno fondamentali per compiere questa impresa.

 

Produzione d’ossigeno. L’essere umano per sopravvivere ha bisogno di mangiare, di bere, di trovarsi in un ambiente sociale con abbastanza spazio, ma soprattutto, e questa è decisamente la necessità più impellente, ha bisogno di respirare. La cara vecchia mistura di ossigeno, azoto e altri gas che chiamiamo aria è un optional di cui non possiamo proprio fare a meno, nemmeno su Marte. Se siamo in grado di portare con noi una scorta bella abbondante delle preziose molecole di ossigeno, per missioni prolungate come quelle marziane abbiamo assolutamente bisogno di un modo per produrlo in loco.

Dei ricercatori dell’Università di San Louis hanno sviluppato un metodo efficiente per estrarre ossigeno dalla poca acqua che si trova su Marte. Attraverso un particolare processo di elettrolisi i ricercatori sono stati in grado di produrre 25 volte la quantità di ossigeno di MOXIE, l’esperimento di estrazione ossigeno montato sul rover della NASA Perseverance attualmente in viaggio verso Marte. Sistemi di questo tipo inoltre troverebbero applicazioni anche sulla Terra, ad esempio per generare ossigeno all’interno di sottomarini.

 

Energia elettrica. Nelle nostre città la diamo per scontata, ma l’elettricità è un bene di primaria importanza in quanto fa funzionare tutto. Dal condizionatore al nostro computer, passando per frigorifero o alla pompa che porta l’acqua al nostro appartamento. Lo stesso varrà per le missioni marziane che non potranno fare a meno di un costante afflusso di elettricità a prova di guasto. Quando l’aria che respiri viene prodotta da un sistema che consuma elettricità l’ultima cosa che si vuole è un blackout.

Se l’energia solare sembra un’ottima scelta per produrre energia, bisogna ricordarsi che Marte, come sulla Terra, è soggetto al ciclo giorno-notte. Non solo, le tempeste di sabbia che ciclicamente spazzano la superficie del pianeta rischiando di coprire i pannelli, riducendone l’efficienza. Per questo la NASA sta seriamente pensando di utilizzare l’energia nucleare per garantire agli astronauti un costante afflusso di energia, una scelta sicuramente più sicura per quanto riguarda la produzione di corrente elettrica ma che richiederà tutta una serie di cautele aggiuntive, in particolare in fase di lancio della missione.

 

Atterraggio. Naturalmente nessuna delle tecnologie riportate in questo articolo avrebbe senso se non si riuscisse a garantire un atterraggio morbido sulla superficie di Marte. L’oggetto più grande che abbiamo mai inviato su Marte, il rover Curiosity (e ora anche Perseverance, attualmente in viaggio) è grande quanto un’automobile. Ma portare degli umani richiederà un veicolo d’atterraggio molto più grande. Per garantirne la sicurezza l’agenzia spaziale americana sta sviluppando un enorme scudo termico gonfiabile che permetterà di rallentare nella sottile atmosfera marziana prima di permettere al veicolo di compiere un atterraggio morbido.

 

Tute spaziali. L’esplorazione umana su Marte non avrebbe senso se non avessimo modo di calcare i nostri piedi sulla superficie del pianeta. Durante le missioni Apollo sula Luna negli anni ’60 le tute erano ingombranti scafandri che limitavano i movimenti e che soffrivano di tutta una serie di problematiche, prima fra tutte le infiltrazioni di regolite – la fine e abrasiva polvere che ricopre la Luna – che ha causato non pochi problemi agli astronauti.

Quando atterremo su Marte, vista la lunga durata della missione, non potremo permetterci di avere tute non performanti e a rischio di malfunzionamenti. La prossima generazione di tute è già in via di sviluppo e i primi prototipi mostrano già una più vasta gamma di movimenti possibili e una maggiore resistenza alle intemperie.

 

Comunicazione. I nuovi abitanti di Marte dovranno essere autosufficienti praticamente in tutto ma non potranno fare a meno di un modo per comunicare con la Terra. Non solo per avere un feedback costante da parte del controllo missione sull’andamento della stessa, ma anche per permettere agli astronauti di avere un modo di comunicare con i propri affetti, anche se con un ritardo che può arrivare a essere di 20 minuti.

Nonostante la differita, una questione irrisolvibile in quanto legata alla velocità della luce, i nuovi sistemi di comunicazione dovranno comunque garantire una banda tale da garantire un grande scambio di dati, siano questi, appunto, dati o video.  Per garantire una connessione stabile la NASA sta sperimentando la comunicazione laser.

 

Queste sono solo alcune delle tecnologie che ci permetteranno di esplorare il pianeta rosso, ovviamente l’innovazione dovrà espandersi su tutti i fronti, come la produzione di cibo, il riciclo dell’acqua, la propulsione dei razzi e tanto altro, tutti aspetti che avranno poi ricadute anche sulla Terra, permettendoci di applicare queste tecnologie alla nostra vita di tutti i giorni. Le missioni marziane saranno un campo di prova per il nostro progresso tecnologico, saremo in grado di tenere testa a questa sfida?

Alberto Laratro
Alberto Laratro

Laureato in Scienze della Comunicazione e con un Master in Comunicazione della Scienza preso presso la SISSA di Trieste ha capito che nella sua vita scienza e comunicazione sono due punti fermi.

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