Spazio

Mappata per la prima volta la ragnatela cosmica. Ed è piena di galassie!

25 March 2021 | Scritto da Astrospace.it

I ricercatori sono riusciti a mappare per la prima volta la buia struttura a ragnatela del cosmo senza l'utilizzo della luce dei quasar. Il risultato mostra che ci sono molte più galassie nane del previsto nell'Universo primordiale, probabilmente responsabili dell'accensione del cosmo.

A cura di Mariasole Maglione
Ora i ricercatori sono riusciti a fotografare per la prima volta una piccola parte della ragnatela cosmica senza utilizzare fonti di luce. Il team, guidato da Roland Bacon del Centre de Recherche Astrophysique di Lione, ha sfruttato il Multi Unit Spectroscopic Explorer (MUSE), spettrografo montato sul Very Large Telescope dell’ESO in Cile. Lo strumento è stato indirizzato verso l’Hubble Deep Field (HDF), il Campo profondo di Hubble, una piccola regione di spazio nella costellazione australe della Fornace. L’osservazione è durata 140 ore e ha restituito una foto che mostra la struttura a ragnatela del cosmo.La sorpresa più grande per gli scienziati è stata però un’altra. Le osservazioni mostrano infatti che più di una metà della luce catturata da MUSE non proviene da sorgenti grandi e luminose. Arriva invece da una vasta popolazione di galassie nane mai scoperte prima. Nonostante la luminosità di queste galassie sia troppo debole perché siano osservate individualmente, la prova della loro esistenza avrà conseguenze significative sui modelli di formazione delle galassie, della ragnatela cosmica e dell’Universo stesso.

Ragnatela cosmica costellazione Fornace

I segreti dietro la ragnatela cosmica. La materia ordinaria di cui i pianeti e le stelle sono composti è appena il 5% del totale di massa ed energia dell’Universo. Il restante 95% è composto da materia oscura ed energia oscura, componenti fondamentali del cosmo ma di cui ancora ignoriamo le proprietà. Ecco perché è importante la conferma dell’esistenza della ragnatela cosmica. E’ in essa che si formano ed evolvono gli ammassi di galassie, gli oggetti più grandi dell’Universo. Riuscendo a studiarla, possiamo investigare sui meccanismi con i quali la materia ordinaria e quella oscura si aggregano ed evolvono. La difficoltà più grande sta nel trovarla: in un infinito mare buio, orientarsi è difficile se non si sfruttano delle fonti di luce per accendere l’oscurità.

 

MUSE e l’HDF: l’Universo come non l’avevamo mai visto. A rendere possibile questa osservazione ci ha pensato lo spettrografo MUSE. Esso infatti è riuscito a catturare la luce proveniente da ammassi stellari che era stata dispersa dai filamenti di gas appartenenti alla ragnatela cosmica. Una luce che arriva dall’Universo di solo due miliardi di anni dopo il Big Bang.

 

L’Hubble Deep Field, l’area di cielo verso la quale il team di Bacon ha deciso di puntare MUSE, è stata scelta perché ha una bassa densità di stelle luminose nelle vicinanze. È molto stretta, appena un decimo dell’area della Luna piena quando la osserviamo dalla Terra. Eppure è la zona più studiata del cielo. Finora è stata osservata da ben 13 strumenti montati su 8 telescopi (compleso il radiointerferometro ALMA dell’ESO), dai raggi X alle onde radio.

Le numerose osservazioni dell’HDF hanno prodotto la veduta più profonda del cosmo fino a oggi nello spettro della luce visibile: essa permette di guardare indietro nel tempo per 13 miliardi di anni. Ciononostante, i recenti dati di MUSE si spingono ancora più in là: essi suggeriscono infatti la presenza di un mare di galassie nane che risalgono a un tempo in cui l’Universo era giovanissimo.

Hubble Ultra Deep Field

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