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Il Covid-19 ci ha cambiato?

7 May 2020 | Scritto da La redazione

Il nuovo Coronavirus ha modificato le nostre abitudini e il nostro modo di vivere le relazioni sociali: un’indagine a cura del gruppo Hacking Covid-19 mostra l’impatto psico-sociale dell’emergenza.

Covd-19 e isolamento

Il 72.3% della popolazione si dichiara molto o estremamente preoccupato per la diffusione del Covid-19. È uno dei dati che emerge dall’indagine condotta dal gruppo Hacking Covid-19 relativa all’impatto della pandemia sulle abitudini e la socialità delle persone. Professionisti di vari ambiti, dalla psicologia al marketing fino alla comunicazione, hanno unito forze e competenze per indagare le conseguenze di quella che è, a tutti gli effetti, un’emergenza sociale, oltre che sanitaria ed economica.

 

Lockdown: tra preoccupazione e opportunità. Nonostante il 72.3% degli intervistati sia preoccupato per la diffusione del coronavirus, quasi la metà del campione vede nel lockdown un’opportunità, con connotazioni anche positive: le abitudini sono cambiate quasi per tutti (94.3%), ma c’è chi è riuscito ad adattarsi meglio a questa realtà e a darle valore, scoprendo modi nuovi per svolgere mansioni e passatempi. A fare la differenza sul modo in cui è stato vissuto l’isolamento, inoltre, ci sono le dimensioni e le caratteristiche degli ambienti domestici, oltre ovviamente ai compagni di quarantena.

 

Tecnologia come strumento di condivisione. Rispetto alla percezione del senso di connessione con la propria cerchia di affetti e conoscenti durante il lockdown, il 47.7% afferma di non aver notato alcun cambiamento, mentre il 43.6% riporta di aver sperimentato maggiore profondità all’interno delle proprie relazioni. Il mantenimento del contatto sociale è stato reso possibile dal massiccio utilizzo di strumenti tecnologici, a cui ha fatto ricorso il 92.5% del campione. In particolare, spicca un 84.3% degli intervistati che utilizza le videochiamate, sia per comunicare in ambito lavorativo, sia con i propri affetti.
In generale, durante il lockdown abbiamo condiviso maggiormente pensieri ed emozioni, e circa il 70% del campione ha discusso ogni giorno di attualità attraverso canali digitali.

 

Dati incrociati. Come già sottolineato, però, i dati da soli non bastano. È necessario analizzarli e incrociarli, per estrarne alcune evidenze. È quanto fatto anche in questa occasione, come ci spiega Chiara Maggio, che, insieme a Mario Bini, ha coordinato lo studio. “I dati emersi dalla survey fanno riferimento ad un panorama che è in costante mutamento e, già ora, ha assunto caratteristiche psico-sociali differenti – ci ha detto – è dunque importante monitorare con persistenza l’andamento dei bisogni e delle difficoltà della popolazione per poter rispondere al meglio alle sue richieste di aiuto, producendo contenuti e indirizzando l’intervento dei professionisti della salute mentale”.

 

 

L’indagine ha coinvolto oltre 1.100 persone, un campione eterogeneo per età, genere, zona di residenza e impiego professionale, a cui è stato sottoposto un questionario composto da 38 domande, divise in quattro aree tematiche: percezione del momento, impatto diretto sulla quotidianità, condivisione del momento ed evidenze socio-demografiche.

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La redazione
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