Robotica e AI

FaceApp: invecchiare o ringiovanire con un tocco grazie all’intelligenza artificiale

17 July 2019 | Scritto da La redazione

L’app, uscita nel 2017 ma tornata di moda negli ultimi tempi grazie ad alcuni aggiornamenti, è il fenomeno web del momento

Credits: Faceapp

 

Influencer, sportivi, attori e persino politici: tutti, o quasi, hanno ceduto alla tentazione di provare FaceApp, l’applicazione che modifica i tratti del nostro viso, mostrando il volto più vecchio o più giovane di qualche anno. In pochi sanno che in realtà quella dei “selfie invecchiati” (o ringiovaniti) non è una novità: l’app è stata sviluppata nel 2017 ma solo di recente, grazie ad alcuni aggiornamenti, ha migliorato le sue prestazioni tanto da diventare una vera e propria moda, un fenomeno virale diffuso con l’hashtag #FaceAppChallenge. Quasi nessuno, però, si è chiesto come funzioni e quali siano i risvolti sul piano della privacy.

L’app, disponibile gratuitamente sui principali store e già scaricata da circa 80 milioni di persone dal 2017 a oggi, è stata sviluppata dalla società russa Wireless Lab e, a differenza di molte altre applicazioni legate al mondo della fotografia, non utilizza semplici filtri ma si basa su un algoritmo che analizza i volti degli utenti e li modifica grazie a un sistema di intelligenza artificiale. Una versione a pagamento, inoltre, permette di applicare tatuaggi, modificare altre componenti del viso come barba e colore di capelli e perfino sesso dell’utente.
“Abbiamo sviluppato una nuova tecnologia – ha spiegato a TechCrunch il fondatore e Ceo, Yaroslav Goncharov – che sfrutta le reti neurali per modificare in maniera realistica il volto nelle foto. Il nostro principale elemento di differenziazione è il fotorealismo. Altre app cambiano intenzionalmente un’immagine in un modo divertente, ma non più una foto reale”.
Grazie agli aggiornamenti l’intelligenza artificiale utilizzata da FaceApp è decisamente migliorata, offrendo foto più realistiche.

I dubbi sul lato privacy e il rischio razzismo. Che fine fanno e in che modo verranno utilizzati tutti i selfie caricati in questi giorni per partecipare alla #FacAppChallenge? Questo ancora non è chiaro e già nel 2017, anno del lancio dell’App, qualcuno aveva fatto notare che la normativa sulla privacy utilizzata dall’app era decisamente standard e non offriva alcuna protezione effettiva per i dati dell’utente. Inoltre, sembra proprio che la privacy policy, come detto molto scarna, non tenga conto delle disposizioni previste dal GDPR.
Sempre nel 2017, infine, l’applicazione era stata accusata di essere razzista: il “filtro bellezza”, che prometteva di rendere più sensuale il nostro aspetto nelle foto, basava l’idea di bellezza su un aspetto caucasico, caratterizzato quindi da una pelle bianca. I produttori dell’app si sono subito scusati con gli utenti, spiegando che si trattava di effetto collaterale del set di foto utilizzato per allenare la rete neurale.

Nel frattempo le nostre bacheche social si stanno riempiendo di foto di anziani. Che Facebook fosse un social network per “vecchi” era risaputo, ma così si sta esagerando.

La redazione
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