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La pelle del futuro? Potrebbe essere artificiale

5 September 2019 | Scritto da La redazione

Potrà sostituire la nostra pelle in caso di danni, oppure donare ai robot e alle protesi il senso del tatto

La nostra pelle è una barriera verso l’esterno ma anche uno dei modi principali attraverso cui abbiamo esperienza del mondo. Si tratta di un organo incredibilmente resistente e allo stesso tempo sensibilissimo: siamo in grado, nelle zone più sensibili al tatto, come polpastrelli e labbra, di accorgerci di differenze micrometriche in un materiale. La pelle è di grande importanza per la nostra vita per questo è fondamentale studiare modi attraverso cui la tecnologia può aiutare chi, per diverse ragioni, non può più fare affidamento sul tatto e sulle altre caratteristiche della pelle.

 

Ricostruire la pelle. Per chi subisce gravi ustioni o è costretto a estensive operazioni, la rigenerazione della cute è un problema. Si tratta di processi lunghi e dolorosi, che lasciano comunque delle cicatrici antiestetiche,  che rappresentano anche una possibile porta d’ingresso per i patogeni. Troppo spesso, in caso di lesioni gravi, bisogna ricorrere alla chirurgia e al trapianto di pelle per permettere che queste si chiudano. In futuro, però, le cose potrebbero cambiare: dei ricercatori del Salk Institute hanno sviluppato una nuova tecnica che consente di riprogrammare le cellule di una ferita aperta della cute in cellule simili alle staminali della pelle, che sono state in grado di riparare la lesione.

 

Mettersi nella pelle di un robot. Diversi team di ricercatori in tutto il mondo stanno lavorando per creare una pelle artificiale le cui applicazioni sarebbero innumerevoli. Dall’aiutare chi ha bisogno di un trapianto di pelle al fornire ai robot del futuro il senso del tatto, che gli permetterebbe di interfacciarsi in maniera più precisa e “umana” con il mondo e con le persone, passando per la creazione di protesi capaci di restituire il senso del tatto a chi ha perso un arto. I diversi studi sfruttano vari modi per simulare il senso del tatto, da pellicole di silicone contenenti migliaia di sensori di pressione capaci di inviare un segnale elettrico simile a quello che i nostri nervi trasportano verso il cervello, a speciali sacche di materiale conduttivo all’interno di pellicole biocompatibili che deformandosi modificano il modo il cui trasmettono corrente elettrica e quindi il segnale.

 

Una mano virtuale. Con la diffusione sempre più capillare di sistemi di realtà virtuale e aumentata, la capacità di interagire con il mondo virtuale in maniera naturale è una necessità verso cui sempre più aziende stanno spingendo i propri sforzi. Una di queste, svolta dal Kaust, l’Università araba Re Abdullah, utilizza una speciale vernice flessibile, quasi impercettibile e magnetica. Applicata sulla pelle conferisce proprietà magnetiche che potrebbero facilitare l’utilizzo dei futuri computer indossabili rendendo le loro funzioni più efficaci, con applicazioni che vanno dalla riabilitazione  all’intrattenimento.

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La redazione
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