I safari diventano uno strumento di monitoraggio della biodiversità
27 July 2019 | Scritto da La redazione
Per capire le condizioni di una specie è essenziale avere informazioni su quanti membri di quella specie ci sono e dove vivono.
Sapere con precisione quanti esemplari di una specie esistono e dove si trovano è essenziale per mettere in atto operazioni di salvaguardia e conservazioni della fauna di una determinata zona, per farlo però sono necessari enormi sforzi di monitoraggio non sempre attuabili per questioni di tempo e, spesso, di fondi. Un paper pubblicato su Current Biology propone un metodo alternativo ed economico. Sfruttare le foto dei turisti. Ogni anno moltissimi turisti infatti si avventurano in safari in zone selvagge guidati da esperti e le foto che scattano potrebbero contribuire enormemente a fornire dati sulle condizioni della fauna locale. Unendo le foto con le coordinate GPS di dove sono state scattate è possibile ricostruire, usando anche altri metodi tradizionali, la densità di popolazione di alcune specie. L’unico neo di questo approccio è che funziona solo con alcuni animali in quanto un turista in safari sicuramente scatterà una foto di un leone, difficilmente quella di un serpente.
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