Connessione uomo-macchina: ora le interfacce neurali durano più a lungo
14 April 2020 | Scritto da La redazione
La chiave per una durata più lunga è nel materiale usato
Molti ricercatori stanno lavorando al modo per ottenere interfacce neurali stabili e durature. Alla Duke University potrebbero aver fatto un grande passo avanti in questa direzione. La possibilità di connettere il proprio cervello con una macchina apre un intero mondo di possibili applicazioni: dallo studio approfondito della mente umana alla diagnosi e cura di alcune malattie, passando, in futuro, anche per la possibilità di interfacciarsi con un computer tramite il pensiero.
Quasi fantascienza, ma la realtà si avvicina a passi da gigante. Una delle sfide maggiori per questo tipo di tecnologia è la durata. Le interfacce neurali sono impianti che si innestano chirurgicamente all’interno del cervello, piccolissimo elettrodi, più sottili di un capello, che carpiscono i segnali elettrici e traducendoli in dati. Il problema è che questi elettrodi vengono corrosi dal nostro organismo, portandoli a durare poco tempo e costringendoci a inserire nuovi impianti, quindi a svolgere nuove potenzialmente pericolose operazioni chirurgiche. Una ricerca della Duke University ha trovato il modo, tramite l’uso di silice, di costruire questi elettrodi rendendoli molto più duraturi. Nei test sugli animali questi impianti sono durati un anno continuando a funzionare senza problemi e i ricercatori stimano che potrebbero resistere senza problemi fino a 6 anni.
