20 minuti dal futuro

Intelligenza artificiale: fra innovazione e gestione delle emergenze

14 April 2020 | Scritto da La redazione

Questo il tema della sesta puntata di “20 minuti nel futuro” con Piero Poccianti, presidente dell’Associazione Italiana per l’intelligenza artificiale

Lo stiamo vedendo in questi giorni d’emergenza, un fiorire di notizie sugli usi più disparati delle nuove tecnologie per venire incontro a molteplici nuovi bisogni. Fra queste, probabilmente, l’intelligenza artificiale è il jolly che viene tirato in ballo più di tutti, dalla diagnosi dell’infezione alla gestione del traffico dei cittadini quando l’emergenza entrerà in fase 2. Per capire meglio cosa è davvero in grado di fare l’intelligenza artificiale e come sta venendo e verrà usata in situazioni d’emergenza abbiamo parlato con Piero Poccianti, presidente dell’Associazione italiana per l’intelligenza artificiale (AIxIA), realtà che da più di 30 anni, in Italia, incoraggia l’insegnamento e promuove la ricerca di questa disciplina.

 

Una disciplina, infatti, non una tecnologia, come sottolinea Cristina Pozzi, CEO di Impactscool e moderatrice dell’incontro in diretta. Al suo interno, quella che chiamiamo Intelligenza artificiale è un ombrello di tecniche, metodi, tecnologie e pratiche che vanno dalla matematica all’informatica, che ha come obiettivo quello di creare una vera “intelligenza” artificiale capace di pensare, un traguardo ancora lontano ma verso cui si sta lavorando. “Già nel ’50 Turing si chiede, in un articolo, se una macchina può pensare – chiarisce Poccianti – Questo è l’obiettivo fondamentale di questa disciplina. Nel tempo abbiamo vissuto tanti fenomeni di entusiasmo e anche tante delusioni. Primavere e inverni dell’IA. Allo stesso modo si sono susseguiti metodi, simbolici, che usano il ragionamento formale che cercando di far ragionare una macchina e metodi subsimbolici, cioè che cercano di emulare come funziona il cervello. In questo momento stanno avendo successo questi metodi”.

“Sono quelli che permettono a una macchina riesca a tradurre da una lingua a un’altra – continua Poccianti – che gli permettono di vedere, di riconoscere immagini, un filmato o a fare diagnosi. Ma siamo ancora molto lontani da quello che ci descrive la fantascienza, non riusciamo a fare una macchina pensante, qualcosa capace di sentimenti, dotata di azioni autonome. Io le chiamo Idiot Savant (idiota sapiente), sanno fare una sola cosa ma la fanno molto bene.”

 

L’intelligenza artificiale può essere un aiuto nell’emergenza ma “non ci salverà, a farlo – spiega Poccianti – saranno i medici, epidemiologi e virologi, ma l’IA può darci una mano”. Le applicazioni dell’IA durante l’emergenza in atto sono tantissime ma bisogna sottolineare quanto siano strumenti e non soluzioni. Bisogna lavorare ancora molto per risolvere la situazione e non sarà una macchina a farlo.

Strumenti che trovano un loro senso soprattutto in determinato contesti: in Africa, durante l’epidemia di SARS veniva usata “un’app per telefono capace di diagnosticare la polmonite tramite il respiro. Questi sono grossi aiuti per i medici. Ma ci sono un sacco di proposte di attività utili per affrontare l’emergenza. -spiega Poccianti – C’è un enorme numero di articoli di virologia, un database open di 29mila articoli, che tramite strumenti di IA si può consultare, analizzare e che la macchina è in grado di elaborare per trovare correlazioni”.

Una questione importante che il presidente di AIxIA  ha voluto sottolineare è che ”nell’IA non ci sono prodotti a scaffali, non c’è roba pronta ma bisogna ragionare su cosa si vuole fare e per farlo ci vuole interdisciplinarietà, ovvero gli esperti di IA che si siedano insieme anche a medici, virologi, biochimici sociologi e forse anche insieme agli economisti perché forse è giunto il momento di chiedersi come vogliamo modificare la nostra economia, perché ci dobbiamo ricordare che l’economia che abbiamo fra le mani è vecchia di due secoli. Economia significa gestione delle risorse scarse ma noi continuiamo a insistere che le risorse scarse sono il capitale e il lavoro e che le risorse ambientali sono infinite. Forse dobbiamo iniziare a renderci conto che non è così e abbiamo bisogno di intelligenza, la nostra e forse farci aiutare dalle macchine per capire in che modello proiettarci fra un po’”.

 

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La redazione
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