20 minuti dal futuro

Diffondere la cultura dell’inclusione

18 December 2020 | Scritto da La redazione

La diversità è una risorsa preziosa, per le aziende, per la società e per le persone. Abbiamo indagato questo tema con Francesca Vecchioni, fondatrice di Diversity Lab

In ogni luogo, dal posto di lavoro alla scuola, e in ogni prodotto culturale, dagli articoli di giornale alle serie tv, ciò che si crea dalle interazioni fra le persone è una rappresentazione della realtà. Quando raccontiamo a qualcuno un avvenimento o quando guardiamo l’ultima puntata della nostra serie preferita, stiamo prendendo parte a una discussione collettiva sulla costruzione di senso. Per questo lavorare sui prodotti culturali è importantissimo per quanto riguarda questioni tanto importanti quanto delicate come quelle dell’inclusione, della diversità e della molteplicità.

Per approfondire questi temi, nell’ultima puntata di 20 minuti dal futuro di questo 2020, Cristina Pozzi, CEO di Impactscool, ha dialogato con Francesca Vecchioni, fondatrice e presidente di Diversity, una no profit nata per diffondere la cultura dell’inclusione.

 

Diversity. La no profit nasce nel 2013 con l’obiettivo di indagare e agire sull’immaginario collettivo al fine di valorizzare la diversità. Proprio la diversità, infatti, è una risorsa preziosa per tanto le persone quanto per le aziende. È ormai noto che le persone scelgono un brand non solo per il prodotto ma anche per il valore che si associa alle organizzazioni.

 

Il diversity brand index. Proprio per comprendere il valore, anche economico, della diversità “esiste un indice – racconta Vecchioni – che abbiamo creato quattro anni fa per mettere in correlazione la possibilità che un brand riesca davvero a trasmettere il suo messaggio di inclusione alle persone e quanto ciò ritorni con un profitto reale. Si chiama Diversity Brand Index e l’abbiamo creato perché di fronte alla necessità etica di influenzare positivamente l’inclusione e la diversità esista una leva forte di business che deve essere considerata. La diversità non è un costo, è un investimento, porta un grande giovamento misurabile”.

 

L’inclusione nelle serie TV. “Il nostro è un osservatorio dedicato al mondo dei media e dei brand, per cui ci capita spesso di analizzare queste situazioni – ci ha spiegato la fondatrice di Diversity -. Con Netflix abbiamo condotto una ricerca molto interessante che svela come, nella tematica LGBTQ+, le serie TV possano influenzare positivamente, oppure no, l’abbattimento dei pregiudizi rispetto l’orientamento sessuale. L’indagine è stata condotta su un campione rappresentativo di italiani, che non è assolutamente di soli abbonati Netflix. Gli esiti sono stati eclatanti: l’82% delle persone ritiene che le serie TV e i film abbiano un ruolo cruciale e trasversale nel favorire l’inclusione. Le persone quando guardano la televisione in realtà comprendono che immedesimarsi nelle storie e nei racconti delle altre persone significa veramente conoscere empaticamente. Abbattere i pregiudizi deve passare da un tema di conoscenza, ma anche di personificazione, bisogna entrare nei sentimenti delle altre persone e questo è fondamentale”.

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