Cambiamento climatico e ambiente

L’importanza del suolo per affrontare la crisi climatica

11 June 2019 | Scritto da Alberto Laratro

Quantità sempre maggiori di terreno vengono utilizzate per sfamare una popolazione in aumento, erodendo la quantità di foreste e zone verdi, depositi di CO2 che una volta tagliati finiscono in atmosfera. Riuscire a restituire al terreno la CO2 è fondamentale per combattere i cambiamenti climatici. Abbiamo intervistato Danilo Alaimo della Nerabiochar, un’azienda italiana che ha trovato un modo per farlo.

Più del 37% del suolo del nostro pianeta viene usato per l’agricoltura, mentre solo il 31% è coperto da foreste. E queste due percentuali sono destinate a distanziarsi sempre di più: un numero sempre maggiore di alberi, infatti, viene abbattuto per fare spazio a coltivazioni, spesso monocolture ad alto rendimento come la soia e il riso, che hanno lo spiacevole effetto collaterale di esaurire le risorse del terreno. Il problema è doppiamente grave quando si considera che ogni albero tagliato va a contribuire alla quantità di anidride carbonica, CO2, presente in atmosfera, un valore che non possiamo permetterci di far crescere. Diverse realtà stanno cercando soluzioni e una di queste potrebbe essere il biochar.

 

Le piante, magazzini di CO2. Le piante hanno la capacità di assorbire CO2 dall’atmosfera, portandola nel terreno e al contempo rilasciando in atmosfera ossigeno. Questo fenomeno, che viene chiamato “sequestro del carbonio”, è un toccasana per l’ambiente, almeno finché le piante sono nel terreno. Se vengono tagliate e successivamente bruciate o lasciate a macerare, liberano nuovamente in atmosfera quella CO2 che hanno accumulato nella loro vita andando a contribuire alla quantità di gas serra presenti nell’aria e aggravando la crisi climatica.

Trovare modi più efficaci e innovativi di sequestrare il carbonio dall’atmosfera per reinserirlo nel suolo è fondamentale per affrontare la sempre più crescente quantità di terreni sottratti alle foreste e adibiti alle coltivazioni. Se da un lato si fanno sempre più diffusi sforzi verso il rimboschimento, dall’altro è importante che anche nei campi coltivati vengano messi in atto sequestri di carbonio sostanziali. A questa necessità ha risposto un’azienda italiana, Nerabiochar che, attraverso la produzione di biochar, ha sviluppato un metodo efficiente ed efficace per farlo.

 

Il Biochar. Il biochar si ottiene dal legno tramite un processo termico ad alta temperature e in carenza di ossigeno, si tratta di un materiale con molti utilizzi e che potrebbe dare una mano nella lotta alla crisi climatica, anche in maniere quasi inaspettate: “sappiamo tutti che una buona percentuale delle emissioni di gas serra è provocato dagli allevamenti intensivi – ha spiegato il responsabile di ricerca e sviluppo della Nerabiochar Stefano Caro – il biochar, può essere assunto dagli animali e quindi, se utilizzato negli allevamenti, si ha un miglioramento del benessere dell’animale e una riduzione delle sue emissioni di gas poiché fa da spugna”.

Per sapere di più su questo materiale abbiamo chiesto al presidente Danilo Alaimo di parlarci della Nerabiochar.

 

Cos’è il biochar?

Il biochar, anche detto carbone vegetale, è una matrice che deriva dal cippato, gli scarti di lavorazione della legna. Il carbone vegetale  ha una serie di benefici e di scopi particolari. Attraverso la nostra tecnologia siamo riusciti a ottenere un materiale molto puro, ovvero, che non ha al suo interno inquinanti, al contrario del carbone classico.

 

Come viene usato il biochar e quali sono i suoi benefici?

Il biochar ha molti utilizzi, ma prima di tutto nasce come ammendante agricolo: i fertilizzanti si dividono in concimi e ammendanti, i concimi sono quelli che metti nel terreno per fornirgli sostanze nutritive, l’ammendante è quello che va a sistemarne la struttura. Il biochar, una volta messo nel terreno, ha una particolare porosità per cui permette un elevato insediamento batterico: può essere definito una casa per i batteri. Inoltre, trattiene l’acqua e la rilascia lentamente insieme a una serie di minerali di cui è composto. Nelle prove di accrescimento, abbiamo visto che mediamente le piante crescono del 100% più veloci, quindi un risultato molto importante., Ovviamente il dato cambia da coltura a coltura, non è una panacea per tutti mali ma offre questa possibilità.

 

Il biochar che ruolo gioca nella lotta ai cambiamenti climatici?

Da quando è nata l’era industriale l’essere umano non fa altro che prendere il carbonio da sottoterra e immetterlo nell’ambiente, con conseguente inquinamento. Cos’è che trattiene il carbonio? Le piante, che sono delle vere batterie di carbonio. Solo che le piante se vengono tagliate e bruciate o lasciate decomporre, rilasciano nuovamente questo carbonio sotto forma di CO2 o altri gas serra nell’aria. Il biochar, per essere utilizzato per scopo agricolo, viene messo sottoterra: nel momento in cui lo si rimette sottoterra si sta restituendo fisicamente il carbonio al terreno.

 

Ha accennato che ci sono altri utilizzi oltre a quello agricolo, quali sono?

Il biochar può essere usato anche per il filtraggio dell’acqua. Inoltre, stiamo esplorando due settori molto interessanti, quello farmaceutico e quello alimentare. Non siamo ancora strutturati per aggredire questo mercato, dobbiamo ancora capire bene quali sono i parametri per l’ASL: anche se rispettiamo già i parametri chimici non sappiamo quali siamo i parametri di produzione. Quello che sappiamo è che a livello europeo per lo scopo alimentare devi avere un contenuto massimo di IPA, che sono gli idrocarburi contenuti all’interno del biochar, sotto le 4 parti per milione, noi siamo sotto le 0,500.

Dunque, il nostro è un prodotto molto puro: abbiamo sviluppato una tecnologia specifica per produrre biochar che sta dando ottimi risultati.

 

Qual è questa nuova tecnologia?

Noi siamo partiti da un forno rotativo, uno strumento che si trova nel mercato per essiccare il cippato, e l’abbiamo perfezionato studiando un ciclo di produzione che ci permetta di avere un prodotto più puro. Ci siamo riusciti attraverso l’esperienza che abbiamo sviluppato grazie a Solara energy, un’altra società che fa parte del nostro gruppo che da 5 anni investe nel settore delle biomasse. Inoltre, è stato fondamentale l’apporto del nostro responsabile di ricerca e sviluppo, l’ingegner Stefano Caro, un cervello rientrato in Italia, che si è specializzato nel settore in Norvegia e Finlandia, che ha appreso i segreti di questo materiale da chi lo studia e utilizza già da anni.

Tutto questo oggi ci permette di avere un prodotto italiano, ottenuto da legna certificata, con una purezza elevatissima, ricavato dagli scarti di lavorazione di chi produce cippato di qualità per cogeneratori. Noi abbiamo dato a questi scarti, che altrimenti verrebbero meramente bruciati in caldaie insieme al resto delle biomasse, una seconda vita, trasformandoli in un bene primario. Un solo prodotto mette insieme tante qualità, è un progetto virtuoso.

Alberto Laratro
Alberto Laratro

Laureato in Scienze della Comunicazione e con un Master in Comunicazione della Scienza preso presso la SISSA di Trieste ha capito che nella sua vita scienza e comunicazione sono due punti fermi.

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