Spazio

Il buco nero più distante mai osservato

14 August 2019 | Scritto da La redazione

Grazie ai dati raccolti dal Chandra X-ray Observatory, un gruppo internazionale di ricercatori potrebbe aver individuato un quasar risalente a soli 850 milioni di anni dopo il Big Bang

Un gruppo internazionale di ricercatori ha annunciato la scoperta di quello che sembra essere un buco nero fortemente oscurato – cioè nella sua fase di crescita iniziale – risalente a soli 850 milioni di anni dopo il Big Bang. Si tratta della prima evidenza dell’esistenza di un buco nero nascosto in un’epoca così remota e sembra avere tutte le caratteristiche di un quasar. La scoperta nasce grazie all’analisi di dati raccolti dal Chandra X-Ray Observatory, il telescopio orbitale della NASA per l’osservazione del cielo nei raggi X.

 

Quasi stelle. Un quasar (contrazione di QUASi-stellAR radio source, cioè “radiosorgente quasi stellare”) è un nucleo galattico attivo estremamente luminoso: i primi scoperti, rilevati grazie allo loro potente emissione di onde radio, venivano osservati, con telescopi, come sorgenti punti formi, quasi delle stelle, da cui il nome. Si tratta di buchi neri “coperti” da nubi di detriti e polveri che gli circolano attorno, generando per attrito un’enorme quantità di energia e radiazioni attorno al buco nero, producendo quindi un’emissione estremamente luminosa e visibile.

 

Guardare lontano nello spazio e nel tempo. “L’individuazione di un quasar oscurato nell’Universo a soli 850 milioni di anni dal Big Bang – ha spiegato Cristian Vignali, professore associato presso l’Università di Bologna tra gli autori dello studio – rappresenta una scoperta sensazionale, frutto di anni di ricerca condotta dal nostro gruppo e resa possibile dalla capacità osservative di Chandra. Individuare altri quasar fortemente oscurati simili a questo ad un’epoca in cui l’Universo è ancora molto giovane sarà uno degli obiettivi principali dell’astrofisica dei prossimi anni”. Lo studio – pubblicato su Astronomy & Astrophysics – nasce da una collaborazione di diversi ricercatori dell’INAF – Osservatorio di Astrofisica e Scienza dello Spazio di Bologna e del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna.

Questi oggetti sono di grande interesse per la ricerca scientifica in quanto ci permettono di studiare le prime fasi evolutive dell’Universo.

La redazione
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