20 minuti dal futuro

Raccontare le nuove tecnologie

10 April 2020 | Scritto da La redazione

Questo il tema della quinta puntata di “20 minuti nel futuro” con Massimo Cerofolini, giornalista radiotelevisivo per RAI e conduttore radiofonico di Eta Beta.

In questo periodo d’emergenza abbiamo assistito a una rapida diffusione dell’uso delle nuove tecnologie in vari ambiti, in particolare dell’uso del digitale per svolgere buona parte delle attività che prima svolgevamo in presenza. Per capire meglio come sono cambiate le cose e come raccontare questo cambiamento in atto abbiamo parlato con Massimo Cerofolini, giornalista radiotelevisivo per RAI e conduttore radiofonico di Eta Beta, ospite l’8 aprile di “20 minuti nel futuro”, il nuovo format di Impactscool.

 

L’intervista. Intervistato da Cristina Pozzi, Cerofolini ha spiegato quanto questa situazione d’emergenza sia stata un catalizzatore per la trasformazione digitale: “Ha fatto più questa pandemia che non 10 anni di convegni, appelli e trasmissioni per spingere verso un maggior uso di internet e nuove tecnologie, ci siamo trovati in pochi giorni traslocati online da un momento all’altro”. Un rapido cambiamento, quindi, che diventa palese quando si confrontano alcuni dati, ad esempio: “Il 65% degli acquisti fatti online in questo periodo vengono fatti da persone che per la prima volta hanno comprato via internet. Prima di questa emergenza circa 500 mila persone lavoravano in smart working nel nostro Paese, ora siamo passati a 8 milioni, lo stesso vale per le scuole, prima appena un 10-20% di queste ha svolto alcuni esperimenti di educazione online, ora la maggior parte lo fa (chi più chi meno)”.

Quest’ondata di innovazione però potrebbe non essere duratura e tutto – secondo Cerofolini – dipenderà da come la raccontiamo, prosegue, infatti, chiedendosi: “Questa prova generale di una società più moderna e digitalizzata, cosa lascerà una volta che si allenteranno le misure di restrizione? L’importante sarà capire quale racconto si imporrà, riportiamo le cose come andavano prima, tranquillizzanti ma soffocanti, oppure prevarrà un racconto in cui chi dice una cosa del genere verrà guardato come un cannibale, parte di un’epoca sorpassata?”

La chiave è quindi nel racconto, come raccontiamo l’innovazione e quanto riusciamo a coinvolgere il numero più ampio di persone, per questo motivo “chi lavora nel mondo della scienza senza essere un addetto ai lavori – ha aggiunto Cerofolini – che come me, ha un pubblico popolare, è fondamentale che si metta nei panni dell’ultimo degli ascoltatori, in quello meno preparato, è questa la grande difficoltà: è difficile comunicare la semplicità senza tradire il rigore oggettivo che i temi tecnologici richiedono”.

 

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La redazione
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