Scienza e Medicina

Un passo verso il futuro del frumento

15 April 2019 | Scritto da La redazione

Realizzata la sequenza completa di 14 cromosomi della varietà di frumento duro “Svevo”

Credits Simona Corneti

Credits Simona Corneti

 

È stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature Genetics lo studio, condotto da più di 60 ricercatori internazionali coordinati da Luigi Cattivelli del CREA, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, ha rilevato la sequenza di 14 cromosomi e 66.000 geni dello “Svevo”, una varietà di grano duro di taglia medio-alta, a ciclo molto precoce. Viene utilizzato soprattutto per la produzione di pasta e rappresenta l’icona del Made in Italy alimentare, oggi diffuso in tutto il mondo.

La ricerca. Il frumento duro, materia prima della pasta e principale fonte di reddito di moltissimi agricoltori, deve fare i conti con i cambiamenti climatici e con l’aumento della pressione demografica, che porta a una riduzione degli spazi destinati all’agricoltura. Si è presentata così la necessità di un’efficace azione di miglioramento genetico per poter selezionare varietà più produttive ed ecosostenibili, in grado di garantire un reddito adeguato anche nelle regioni a rischio.

La risposta arriva dallo studio, coordinato da Luigi Cattivelli e pubblicato su Nature Genetics. Il lavoro rappresenta la base per il futuro miglioramento genetico di questa varietà e per l’identificazione e la tutela delle diverse tipologie di frumento attraverso tecniche di tracciabilità molecolare.

“Il rilascio della sequenza del genoma apre prospettive totalmente nuove per la filiera del frumento duro- afferma Luigi Cattivelli -consente di identificare geni di grande rilevanza pratica come quelli responsabili della resistenza alle malattie o dell’adattamento alle nuove condizioni climatiche e fornisce il background necessario per una tracciabilità molecolare avanzata di tutte le tipologie di frumento duro e farro”.

La ricerca ha fatto luce sul processo evolutivo che ha portato dal farro selvatico al frumento duro, riuscendo a isolare un nuovo gene, in grado di limitare l’accumulo di cadmio nei semi, un metallo bianco argenteo presente nella crosta terrestre, nell’aria e nell’acqua.

Nel corso del lavoro, le conoscenze sul genoma sono state utilizzate per comprendere il processo evolutivo che ha portato dal farro selvatico (il progenitore del farro coltivato) al moderno frumento duro e per isolare un nuovo gene capace di limitare l’accumulo di cadmio nei semi.

“La disponibilità della sequenza genomica facilita l’identificazione dei geni che regolano la risposta adattativa della pianta alla siccità e la capacità di assorbire acqua e fertilizzanti – precisa Roberto Tuberosa dell’Università di Bologna, co-autore dello studio – consentendo quindi l’utilizzazione della selezione assistita con marcatori per costituire in tempi brevi nuove cultivar più resilienti alle avversità climatiche e più ecocompatibili”.

La redazione
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