Spazio

A corto di spazio

13 November 2020 | Scritto da La redazione

Come sopravvivere nel cosmo quando c’è poco spazio

Il 14 novembre la SpaceX lancerà con un suo razzo Falcon 9 la capsula Dragon con a bordo quattro astronauti, destinazione Stazione Spaziale internazionale. Si tratta degli americani Victor Glover, Mike Hopkins e Shannon Walker e del Taikonauta giapponese Soichi Noguchi. I quattro andranno a fare compagnia ai tre membri dell’equipaggio attualmente a bordo della ISS: l’astronauta Kate Rubins e i due cosmonauti russi Sergey Ryzhikov e Sergey Kud-Sverchkov, per un totale di sette persone a bordo. C’è però un problema: sulla ISS ci sono solo 6 posti letto.

Mike Hopkins, comandante della missione, dovrà accontentarsi di un giaciglio improvvisato sulla Capsula Dragon. Ci sono programmi per portare nuovi posti letto (che in realtà sono più delle cabine con dei sacchi a pelo ancorati alla parete in cui gli astronauti possono riposare sospesi in aria) ma non si farà in tempo.

Questo piccolo contrattempo ci porta però a riflettere su un tema forse paradossale quando si parla di spazio: la mancanza di spazio. Si tratta di un problema che, purtroppo, stiamo vivendo anche noi, qui sulla Terra: durante il lockdown ci siamo trovati in casa, chiusi in spazi confinati con tutta la famiglia per periodi prolungati di tempo. Possiamo quindi immaginare con più cognizione di causa il disagio che spazi ristretti sovraffollati possono causare, ancor più quando ci si trova in situazioni straordinare come quelle dell’esplorazione spaziale.

 

Ho bisogno di più spazio. Noi umani siamo un problema per gli ingegneri che devono progettare le missioni spaziali. Se una sonda robotica basta che sia alimentata e tenuta a una certa temperatura, noi umani abbiamo bisogno che tutta una serie di esigenze vengano soddisfatte: cibo, acqua, pressione atmosferica, aria, protezione dalle radiazioni e non ultimo spazio. Per il nostro benessere psicofisico, secondo un report della NASA, serve un volume minimo di 25 m3 per ogni membro dell’equipaggio nelle missioni di lunga durata. Una variabile importante da tenere in considerazione a partire da quando si progettano i veicoli spaziali che ospiteranno gli astronauti.

In questo senso diversi progetti stanno esplorando modi per ottenere il maggior volume possibile riducendo al minimo il peso al lancio, come nel caso dei moduli gonfiabili della Bigelow Aerospace.

 

Luna, Marte e oltre. Se la questione spazio è molto importante per gli astronauti impegnati in viaggi di lunga durata, lo è ancora di più per le future basi lunari e, più in là, marziane. Riuscire a garantire lo spazio necessario, ma anche tutte le necessità fisiche e psicologiche (come la privacy) in ambienti che per forza di cose dovranno essere ristretti, sia per la quantità di peso trasportabile, sia per la gestione dei sistemi di supporto vitale, non è una sfida da poco.

Abbiamo visto in passato come diversi progetti e concept abbiano provato ad affrontarla, con edifici di nuova concezione, progettando basi all’interno di crateri, o sfruttando la stampa 3D con materiali reperibili in loco. Qualunque soluzione dovrà comunque tenere in considerazione una giusta distribuzione degli spazi vitali: se nei viaggi spaziali, anche di lunga durata, la situazione è comunque temporanea, in future basi o addirittura colonie sulla Luna o su Marte, il lungo termine potrebbe assumere un significato nuovo.

 

L’Antartide insegna. Abbiamo già vissuto in passato un’esperienza simile, che ci ha insegnato molto sulla psicologia umana in spazi ristretti. Stiamo parlando dell’esplorazione dell’Antartide, il continente che più si avvicina alle condizioni che si troverebbero su un altro pianeta (mancanza di atmosfera a parte). Le basi, inizialmente piccole, sparute e abitate solo stagionalmente, sono cresciute fino a diventare vere e proprie colonie, come la stazione McMurdo, costantemente abitata e che ospita fino a 1250 persone.

Nelle colonie lunari/marziane probabilmente vedremo un processo simile, con semplici basi abitate per brevi periodi che si espandono fino a diventare stazioni stabilmente abitate e in cui gli spazi dovranno essere gestiti in maniera ottimale.

La redazione
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