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Sulla pelle: il futuro dei tatuaggi

14 May 2019 | Scritto da La redazione

I tatuaggi sono una pratica antichissima, una modifica del proprio corpo, una forma di biohacking prima del biohacking. Oggi come si sta evolvendo questa pratica? Che ruolo giocano le nuove tecnologie? Quali sono le prospettive future? Come si intrecciano con la pratica del biohacking più radicale?

La pratica di incidere permanentemente con inchiostri o cicatrici il proprio corpo è di origine antichissima, come testimonia il ritrovamento del 1991, sul confine alpino italo-austriaco, del corpo congelato e perfettamente conservato di un uomo vissuto circa 5300 anni fa. Si tratta della mummia del Similaun, i resti di un uomo che presenta incisioni verticali contenenti carbone in polvere su varie parti del corpo: si tratta di veri e propri tatuaggi. Il corpo è stato sottoposto ad un’analisi a raggi X, che ha evidenziato come i segni neri fossero posti in corrispondenza di degenerazioni ossee, i ricercatori hanno perciò ricollegato la pratica dei tatuaggi a uno scopo simbolico, una sorta di rito per alleviare i dolori.

Ai giorni nostri, quella di segnare il nostro corpo permanentemente è una pratica comune con radici molto profonde, e scopi molteplici: estetici, culturali, d’appartenenza, o per ricordo, in ogni caso disegni permanenti che trasformano il nostro corpo in una testimonianza della nostra storia.

Tatuaggi e biohacking. Qual è la linea che divide il tatuaggio, di origine antichissima e il biohacking? Per biohacking si intende la pratica di cambiare la nostra chimica e la nostra fisiologia attraverso la scienza e l’auto-sperimentazione: anche con il tatuaggio è possibile parlare di biohacking in quanto si introduce un materiale estraneo nel proprio corpo e lo si modifica a piacimento. Molte sono ancora le discussioni sollevate verso chi fa uso del biohacking che mostra diverse sfaccettature: si va dal semplice pacemaker per uso medico, all’inserimento, in autonomia, di chip sottopelle che, ad esempio, possono aprire automaticamente la porta di casa. «La paura della gente è interamente dovuta a preconcetti, le tag sotto pelle sono molto meno invasive di una capsula dentale, per non parlare di un pacemaker» ha commentato alla rivista Donna Moderna Amal Graafstra, fondatore di Dangerous Things, la più nota azienda di biohacking.

Inchiostro temporaneo. Tradizionalmente il tatuaggio è per sempre, o quasi. L’inchiostro classico infatti è formato da pigmenti metallici le cui molecole sono troppo grosse per essere assorbite e distrutte dal nostro corpo. Per eliminare un tatuaggio permanente l’unico rimedio è il laser, pratica lunga, molto dolorosa e costosa. Questo trattamento è in grado di frammentare i pigmenti, i quali verranno rimossi grazie all’intervento naturale delle cellule macrofaghe della pelle (parte del nostro sistema immunitario).

L’azienda Ephemeral ha brevettato un inchiostro alternativo, “temporaneo” o semipermanente, formato da pigmenti naturali che a livello molecolare sono intrappolati all’interno di un involucro che si deteriorerà dopo 6 mesi o 1 anno. A seguito di questa dissoluzione, il corpo assorbirà naturalmente e autonomamente l’inchiostro. È inoltre possibile anticipare la cancellazione del disegno utilizzando uno specifico solvente. Sia l’applicazione che la rimozione si svolgono come una seduta tradizionale di tatuatura senza la necessità di speciali macchinari.

Tecnologia sulla pelle. Alcuni studenti del Mit Media Lab, in collaborazione con Microsoft Research, hanno unito la tradizione all’innovazione, creando tatuaggi tecnologici: nasce così DuoSkin, piccole bande dorate realizzate con inchiostro elettricamente conduttivo. Tatuaggi simili a quelli temporanei per bambini che si applicano utilizzando un panno bagnato fino a quando il dispositivo aderirà alla pelle e facilmente removibili. Usando l’oro in fogli, un materiale abbastanza robusto e innocuo per la pelle, i ricercatori hanno creato tre tipi di interfacce: è possibile utilizzarlo per trasformare la pelle in un trackpad con cui controllare dispositivi portatili come gli smartphone, usarlo per monitorare la temperatura della pelle oppure archiviare dati, grazie al loro collegamento con altri dispositivi. Chaotic Moon, una startup attiva nel settore medico, ha apprezzato l’idea, trovando un’applicazione anche nel proprio campo.  È stato creato così un tatuaggio elettronico che controlla costantemente la pressione sanguigna, la temperatura corporea e altri parametri vitali: una volta posto sulla pelle si attiva automaticamente raccogliendo tutti i dati desiderati.

Questi tatuaggi elettronici potrebbero rappresentare un’alternativa soft al biohacking per chi preferisce un approccio non invasivo. E rispetto ai classici dispositivi come orologi, chiavi e smartphone, che potrebbero svolgere le stesse funzioni, questi tatuaggi risultano meno ingombranti e impossibili da perdere o dimenticare, essendo legati al proprio corpo.

Arte e automazione. Il futuro dei tatuaggi non è solamente legato alla produzione di materiali per la loro realizzazione ma, come in molte altre professioni, ci potrebbe essere la possibilità che i robot sostituiscano il lavoro dell’essere umano? La stampante 3D potrebbe presto essere in grado di prendere il posto del tatuatore, imprimendo sulla pelle i disegni desiderati. Ma si tratta pur sempre di un macchinario a cui manca la creatività, la sensibilità e l’accortezza dell’uomo. È necessario che la parte del corpo su cui si vuole effettuare il tatuaggio stia immobile, per evitare “errori di battitura”. Tatouè in Francia è la prima azienda ad aver testato su pelle i robot tatuatori.

A cura di Lisa Tanozzi

 

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