Le terapie fagiche e la resistenza agli antibiotici
6 June 2019 | Scritto da La redazione
L’uso e abuso di antibiotici ci sta portando verso infezioni batteriche sempre più resistenti, urge un’alternativa.

Piccoli contenitori di vetro a forma di disco erano accatastati sulle mensole del laboratorio di un biologo britannico. Al loro interno proliferavano colonie batteriche, in tutti tranne in una. Una capsula aveva una macchia bianca e tutto attorno nessun segno di batteri. Il biologo era Alexander Fleming ed era appena tornato da una breve vacanza quando, notando il contenitore con la macchia, si dice che esclamò “questo è strano!”. Era il 1928 e Fleming aveva appena, accidentalmente, scoperto la penicillina, il primo antibiotico: un farmaco che ha cambiato la storia dell’umanità, e ora sta per farlo di nuovo, ma nel senso opposto. L’uso e abuso massiccio di antibiotici ha avuto un effetto collaterale ad ampio impatto: i batteri, pian piano, si sono evoluti e hanno sviluppato resistenze agli antibiotici. Si tratta di un problema grave che potrebbe mettere a rischio la vita di milioni di persone. Urge trovare un’alternativa e forse siamo riusciti a farlo grazie a un alleato inaspettato: i virus.
Il nemico dei miei nemici è mio amico. I virus sono una delle piaghe che affliggono la nostra esistenza: epatite, influenza, rosolia, ebola, sono solo alcune delle malattie causate da virus, strani esseri su cui la scienza non sa ancora esprimersi riguardo la loro natura. Sono vita? O solo agenti patogeni? Probabilmente si trovano su una linea grigia che sfugge ai nostri tentativi di etichettare e catalogare. Ciò che siamo riusciti a fare, però, è capire in buona parte come funzionano e, pian piano, anche a usarli a nostro vantaggio.
I virus non attaccano solo l’uomo, esistono dei virus particolari, chiamati batteriofagi o fagi, che rivolgono la loro attenzione solo ai batteri: ciascun virus ha un batterio prediletto di cui si nutre. Ma nutre non è il termine corretto, il suo è più una forma di parassitismo. Per capire come sfruttare a nostro vantaggio le capacità dei virus dobbiamo prima capire che tipo di rapporto hanno con i batteri.
Come ti faccio esplodere il batterio. Come abbiamo accennato poco sopra, i virus sono qualcosa di particolare, filamenti di DNA incapsulati in strani involucri proteici o lipidici capaci di fare solo una cosa: riprodursi. Per farlo hanno bisogno di un ospite, in questo caso i batteri. Dopo essersi ancorati alla superficie esterna del batterio, iniettano il loro materiale genetico all’interno. Questo materiale genetico si replica fino a far esplodere il batterio stesso, rilasciando cosìa moltissime copie del virus all’esterno. In questo modo il virus continua a diffondersi nell’organismo alla ricerca di altri batteri da attaccare. Si tratta di una capacità molto specifica che l’uomo ha imparato a conoscere molto bene e che possiamo piegare ai nostri scopi.
La terapia fagica. Sfruttare i fagi per combattere infezioni batteriche è un approccio che ha molti vantaggi. In quanto “predatori” altamente specializzati, i fagi attaccano solo specifici tipi di batteri: questo significa che, a differenza degli antibiotici, non distruggono i batteri “buoni” che convivono nel nostro organismo. Inoltre, eventuali resistenze sviluppate dai batteri verso i fagi verrebbero presto superate da nuovi modi di attaccare il microorganismo da parte dei fagi stessi, che si co-evolverebbero per contrastare ogni eventuale forma di resistenza. Il virus usato nelle terapie, inoltre, quando ha esaurito le scorte di batteri da attaccare diventa inerme e viene espulso dall’organismo che, potenzialmente, non subisce danni.
Molti aspetti positivi quindi, ma anche alcuni negativi. Dato che per ciascun batterio c’è un fago specifico, ogni terapia è diversa dalle altre e questo si traduce in tempi lunghi per la creazione di ciascuna di queste, tempi che potrebbero fare la differenza fra la vita e la morte. Inoltre, quando i fagi esplodono da un batterio, rilasciano anche delle sostante che possono essere tossiche per il nostro organismo, soprattutto se diffuse nel corpo in numero eccessivo.
A oggi, comunque, la terapia fagica si sta dimostrando una valida alternativa agli antibiotici ed è già stata usata con successo in diversi casi, fra cui quello di una ragazza londinese di 15 anni che, in seguito ad un trapianto polmonare, ha sviluppato un’infezione batterica resistente agli antibiotici. La terapia fagica le ha salvato la vita, e in futuro potrebbe farlo per molte altre persone.
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