Pianeta Terra e Spazio

Lo spazio a portata di tutti: intervista a Adrian Fartade

14 February 2019 | Scritto da La redazione

Abbiamo fatto due chiacchiere con il divulgatore scientifico, molto popolare anche tra i giovani grazie ai suoi video su Youtube dedicati all’astronomia e allo spazio

Mai come oggi l’esplorazione dello spazio sta dando soddisfazioni alle agenzie, agli studiosi e agli appassionati di tutto il mondo.  Anche per questo si sente il bisogno di nuove voci, che sappiano raccontare le missioni e le ricerche astronomiche anche ai non addetti ai lavori.

Tra queste spicca quella di Adrian Fartade, attore e divulgatore scientifico, autore del libro “A piedi nudi su Marte“(Rizzoli), diventato famoso grazie al canale Youtube Link4Universe e al portale Link2Universe dove da qualche anno racconta le più recenti scoperte in campo astronomico, presentandole in maniera accessibile e divertente.

Abbiamo chiesto ad Adrian di raccontarci, dal suo punto di vista, qual è il futuro dell’esplorazione spaziale e cosa dovremo aspettarci da questo mondo in costante evoluzione.

 

La “corsa allo spazio” sembra aver riacquistato l’intensità che l’ha contraddistinta fino agli anni ’80 del secolo scorso. Perché e cosa significa?

Quello che rende molto più effervescente il presente è prima di tutto l’aumento nei lanci spaziali da parte di nuovi protagonisti, sia privati, come la SpaceX o BlueOrigin, sia nazionali come la Cina o India. Non c’è però la corsa allo spazio che abbiamo visto in passato, tra due superpotenze, ma la rapida esplosione di un gigantesco nuovo mercato, che è quello satellitare per telecomunicazioni, posizionamento satellitare e osservazione della Terra (meteo e non), che genera un’enorme domanda per nuovi razzi e lanci spaziali, che a sua volta genera competizione ed abbassa il prezzo dei lanci, portando a più lanci, così come più innovazione nella miniaturizzazione dei satelliti per poterne lanciare di più e migliori. In tutto questo l’innovazione ha portato anche a grandi balzi avanti come il riutilizzo dei razzi per abbassare il costo, e la nascita di intere costellazioni satellitari che nei prossimi anni porteranno migliaia di piccoli satelliti in orbita.
Tutto questo si ripercuote anche sulle ambizioni di privati e governi nell’esplorazione spaziale, robotica ed umana, con nuovi piani per tornare sulla Luna e verso Marte.

La Luna avrà un ruolo centrale nell’esplorazione spaziale del futuro. Quali saranno, secondo te, i prossimi passi fondamentali?

Prima di tutto la Luna è un tesoro enorme dal punto di vista scientifico, per quanto ci può ancora insegnare della storia della Terra, dei pianeti e del sistema solare in generale. Un ottimo esempio e come recentemente abbiamo scoperto il frammento di crosta terrestre più antico di sempre, in una roccia riportata indietro dalla Luna dagli astronauti delle missioni Apollo, ed arrivata lì, oltre 4 miliardi di anni fa dopo l’impatto di un asteroide sul nostro pianeta.
Vista però la vicinanza e la presenza di ghiaccio di acqua, potrebbe diventare un avamposto per la presenza umana e per la nascita di un’intera economia cis-lunare, tra Luna e Terra.
I prossimi passi saranno sicuramente riuscire a portare più sonde robotiche, sia in orbita lunare che sulla superficie e migliorare le nostre conoscenze riguardo alla presenza di acqua e come potremo estrarla dal terreno, insieme ad altre risorse, per ricavare carburante per razzi, ossigeno per respirare, acqua da bere e per la protezione contro le radiazioni, ma anche tutto quello che ci serve per coltivare e per poter stampare in 3D futuri ambienti per sopravvivere a lungo sulla Luna.
La Cina sta già preparando future missioni robotiche, come la Chang’e-5 che partirà alla fine del 2019 per recuperare fino a 2kg di cambio dal suolo e da 2 metri nel sottosuolo lunare. L’India lancerà il suo primo rover sulla superficie lunare con la missione Chandrayaan-2 questo aprile, mentre questo mese arriverà anche il primo lander di una compagnia privata indipendente, chiamata SpaceIL, nativa di Israele. La NASA sta lavorando al lancio di una navicella per umani chiamata Orion, intorno al 2020 (senza equipaggio all’inizio e poi con astronauti ma solo in orbita lunare), mentre la SpaceX sta lavorando al suo sistema SuperHeavy – Starship, per portare una missione privata con 8 artisti verso la Luna e di nuovo a casa. Tutto il sistema sarà riutilizzabile del tutto abbassando potenzialmente molto i costi per missioni del genere.
 

Sempre a proposito di Luna, che significato ha, anche dal punto di vista simbolico, la nascita del primo germoglio su un mondo diverso dal nostro?

Vedere una piantina germogliare sulla Luna è stato sicuramente uno dei momenti più emozionanti, e simbolicamente è un po’ il germogliare di una nuova era spaziale, fatta di tantissime varie realtà che collaborano tra di loro a livello internazionale, rispetto alle vecchie rivalità classiche e corse allo spazio a cui il mondo era abituato ormai mezzo secolo fa, agli inizi della prima era spaziale.
Inoltre, è anche un simbolo molto forte per la Cina che appena 15 anni circa è passata dal lancio della sua prima missione verso la Luna all’avere già sesta missione lunare, Chang’e-4, con tanto di esperimenti biologici oltre che essere la prima sul lato opposto lunare.
Mi riempie di gioia anche il fatto che l’esperimento è nato da studenti ed è stato portato avanti dalle università. Anche se la piantina è durata poco, morendo di freddo durante la notte, hanno dimostrato comunque che i semi possono sopravvivere al viaggio e germogliare sulla Luna.

Non solo futuro. Tra i tuoi obiettivi c’è quello di recuperare e valorizzare la storia dell’esplorazione spaziale…

Quest’anno sono 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci, e a Firenze, dove vivo, milioni di persone verranno a vedere i meravigliosi lavori lasciati indietro dal suo genio. Sono sicuro che tra secoli, si penserà allo stesso modo delle grandissime imprese di quest’epoca, che sarà ricordata come l’inizio dell’avventura umana fuori dalla sua culla terrestre.

Mai come oggi le aziende private guardano con interesse allo spazio. Cosa può portare il loro contributo?

Si tratta di un mercato enorme da centinaia di miliardi di euro, con una crescita anche rapida e tanto margine di innovazione ancora. Nel mondo assettato di dati in cui viviamo (da GPS a meteo a dati sul traffico, clima, disastri naturali, telecomunicazioni ed internet etc.), negli ultimi decenni è salita sempre più la domanda di lanciare satelliti che se ne occupassero. Così tutto intorno a questo è nata un’economia molto florida fatta da tantissime aziende che lavorano nella costruzione di satelliti, di antenne per comunicarci da Terra, o di razzi per lanciarli. Questo ha portato a migliaia di nuove aziende aerospaziali sparse in tutto il mondo, ed è un mercato che sta ancora crescendo insieme alla domanda per satelliti più potenti, o intere costellazioni di migliaia di satelliti per internet ultraveloce, o nuove economie emergenti che vogliono satelliti dedicati per monitorare il meteo e risorse ed eventuali disastri naturali nel proprio paese, come Marocco, Nigeria, Algeria, Egitto, Thailandia, Argentina, etc.
Le agenzie spaziali hanno una lunga tradizione di collaborazione con i privati, che costruivano su appalto di tutto da motori a pezzi di razzi a navicelle e tute spaziali. Ora però, le gare sono fatte direttamente sull’intero servizio, quindi la NASA o ESA semplicemente acquistano i posti per i loro astronauti e danno i soldi a chi garantisce il servizio migliore. Questo vale anche per cargo con esperimenti e rifornimenti per la ISS per esempio.
Con il tempo, la competizione porterà ad una migliore competizione con abbassamento dei prezzi e innovazione che permetterà di sostenere per la prima volta una vera industria aerospaziale internazionale su vasta scala. Questa sarà la spina dorsale per permetterci di fare progetti enormi come tornare per creare una base sulla Luna ed andare su Marte. Farlo prima sarebbe come lanciare Facebook negli anni ‘80. Il che rende ancor più straordinario a ripensarci ora l’impresa delle missioni lunari umane.

Sappiamo sempre di più sul sistema solare, ma allo stesso tempo c’è ancora moltissimo da scoprire. Qual è la domanda che, più di ogni altra, ti affascina e di cui vorresti una risposta?

Per quanto possa scegliere, la cosa che amo di più dell’esplorazione del Sistema Solare è che le domande sono come solo pezzi di un puzzle più grande e sono legate tra di loro. Come mai Marte non ha un campo magnetico è legato a come mai Venere non ha un campo magnetico. Come mai Urano gira piegato sul fianco in questo modo, inclinato a 98°, è legato a come mai ci sono solo 2 giganti gassosi e 2 ghiacciati e non di più?
Se dovessi scegliere però, vorrei tantissimo sapere se c’è mai stata o se c’è vita da qualche altra parte nel Sistema Solare oltre alla Terra. Credo sia di gran lunga la singola scoperta più d’impatto che potremo fare!

 La voglia di porsi delle domande è quella che caratterizza anche l’attività di divulgazione. Quali sono gli ingredienti per avvicinare i cittadini, in particolare i giovani, alla scienza?

La voglia di porsi domande è sempre bellissima, ma specialmente quando si capisce come la scienza è uno strumento utilissimo per rendere il percorso di scoperta bello ed emozionante e pieno di scoperte. Insomma, se i misteri intorno sono come essere in un negozio di dolci ma al buio, la scienza è come poter usare una torcia. Farsi domande senza è come mettere cose in bocca senza guardare. Certo potrebbe capitare un dolce, ma anche un mattone.
Vorrei però anche sottolineare che serve assolutamente spendere molti più soldi, come società, per migliorare le scuole, pagare di più gli insegnanti e avere più insegnanti, ed anche creare le opportunità per festival della scienza locali che possono avere un impatto diretto conoscendo il pubblico sul territorio.
Insomma, al netto di tutte le buone intenzioni, dobbiamo assolutamente spendere di più se vogliamo avere dei risultati seri e dobbiamo farlo prima possibile perché abbiamo serissimi problemi da risolvere come il cambiamento climatico, impatto della robotica e automatizzazione, modifiche genetiche e tanto altro che avrà assolutamente bisogno di persone alfabetizzate scientificamente.

Youtuber, ma anche attore teatrale e ospite in radio e tv. A quale di questi canali sei più affezionato e quale, secondo te, è più adatto per comunicare la scienza?

Come attore teatrale prima di tutto amo poter stare a diretto contatto con le persone, e credo che nulla possa sostituire quanto è bello poter raccontarci storie insieme dal vivo.
Detto questo però, penso che ogni media ha il suo perché, ma amo molto youtube per la possibilità di arrivare direttamente alle persone, in maniera interattiva, creativa e autentica. Non sempre è facile vedere attraverso il “rumore” dei video che non ci interessano su youtube, ma la piattaforma è enorme, ed è spesso come essere in una libreria vastissima senza sapere prima che libro aprire, e dovendo giudicare solo dalla copertina. Questo però non significa che i contenuti non sono li, anzi, e più passa il tempo più canali emergono. Una cosa che non mi piace è che vengano chiamati “talent”, perché conoscendo i miei colleghi, so quanto invece quello che fa la differenza è lavoro e sacrificio e notti insonni e anni di dedizione.
Questa generazione ha l’opportunità di inventare più modi di raccontare storie di quanto non è mai stato possibile prima, arrivando a più persone di quanto non sia mai successo. Ho tantissima fiducia, specie guardando ai giovanissimi di oggi, che il bello deve ancora arrivare.

Potendo scegliere, per le tue vacanze del 2050 su quale pianeta andresti?

Plutone! È il pianeta (nano) che più morirei dalla voglia di visitare sulla sua superficie. Adoro anche Urano ma ahimè non ha alcuna superficie anche se compensa con un oceano di diamanti e con un sistema stupendo di lune.
Su Plutone però, ci sono montagne di ghiaccio di acqua grandi come le Alpi, con sopra neve di metano ghiacciato che viene spinta via dal vento fino ad un oceano fluido sottostante fatto di azoto ghiacciato che si muove come una lampada a lava. E’ semplicemente uno degli scenari più incredibili e belli e strani immaginabili.
Mi piace anche immaginare che generazioni future partiranno verso corse su quale umano metterà per primo piede su Plutone, come simbolo di frontiera lontanissima, un po’ com’è successo sulla Terra con la corsa al Polo Sud in Antartide!

Non ci resta che mangiare sano e fare attività fisica per vivere abbastanza a lungo da vederlo! Nel frattempo, a tutti voi lettori, continuate ad essere meravigliosi.

La redazione
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