Pianeta Terra e Spazio

Luna: il nuovo (vecchio) inizio dell’esplorazione spaziale

4 September 2018 | Scritto da La redazione

Dopo più di 40 anni dall’ultimo sbarco sulla Luna, la NASA torna a credere e investire nelle missioni lunari: il nostro satellite sarà fondamentale per l’esplorazione spaziale del futuro

Era il 14 dicembre del 1972 quando Eugene Cernan, un nome che oggi ricordano solo i veri amanti dello spazio, camminò sulla Luna durante la missione Apollo 17. Da quel momento nessun essere umano ha più messo piede sul suolo lunare e l’interesse delle agenzie spaziali verso il nostro satellite è via via scemato. Fino agli ultimi anni: la Luna, infatti, oggi è considerata fondamentale per le esplorazioni spaziali del futuro.

La Global Exploration Road Map. Dai tempi delle missioni Apollo e della Guerra Fredda molto è cambiato: se prima l’esplorazione spaziale si basava principalmente sulla competizione tra le due superpotenze mondiali del tempo, USA e Unione sovietica, oggi stiamo assistendo a una proficua collaborazione internazionale, che ha portato alla realizzazione della Global Exploration Road Map. “A livello internazionale, – spiega Hady Ghassabian, astronauta suborbitale e Ambassador di Impactscool – l’interesse di diverse agenzie verso l’esplorazione spaziale ha spinto tutte le superpotenze a stilare una road map, la Global Exploration Road Map, che pone obiettivi e step condivisi per puntare alla conquista dello spazio. Tra questi c’è anche il ritorno dell’uomo sulla Luna”. Perché?

Il progetto della NASA. La settimana scorsa la NASA ha presentato in via ufficiale il suo progetto, alla presenza del vicepresidente degli Stati Uniti e capo del rinato Consiglio Nazionale dello Spazio, Mike Pence. I piani sono chiari e definiti: riportare l’uomo sulla Luna entro il 2026 e, soprattutto, costruire una stazione orbitale permanente, la Lunar Orbital Platform Gateway, che svolgerà un ruolo chiave nelle missioni spaziali del futuro. Le recenti scoperte sul nostro satellite, che hanno evidenziato la presenza di ghiaccio ai poli, confermano la necessità di esplorare più a fondo la Luna, di cui si conosce soprattutto la fascia equatoriale. Manca dunque una prospettiva completa, fondamentale per poter pianificare future colonie lunari e progettare basi spaziali permanenti. La presenza della stazione orbitale, permetterebbe inoltre di utilizzare il suolo lunare per testare attrezzature e tecnologie che sarebbero poi impiegate in successive missioni spaziali, più complesse e lunghe. Sul Gateway, infine, non ci sarà un equipaggio permanente, contrariamente a quanto accade nella Stazione spaziale internazionale, ma potrà ospitare astronauti per progetti scientifici della durata massima di 90 giorni. “Questo Gateway – prosegue Hady – è uno degli esempi di collaborazione internazionale. Sarà un punto di riferimento importante per le future missioni spaziali, in primis per quanto riguarda l’esplorazione della Luna, ma anche per tutte le altre: sarà un vero e proprio spazioporto, il punto di partenza per i viaggi verso gli altri corpi celesti, tra cui Marte. Inoltre, il Gateway diventerà un centro di ricerca per lo studio degli asteroidi e dei materiali che li compongono: alcune delle sostanze che vengono estratte, infatti, sono fonte di carburante per le astronavi e sarebbe davvero importante poter utilizzare queste risorse per i viaggi interplanetari, senza dover mandare i rifornimenti dalla Terra. Un risparmio davvero cospicuo”.

Servono importanti investimenti economici. Mancano ancora molti tasselli perché questo progetto si concretizzi. La fattibilità della missione ruota attorno alla creazione del razzo lanciatore Space Launch System, SLS, il più potente mai creato, in grado di trasportare in orbita un peso di gran lunga superiore rispetto a quello previsto dai mezzi attuali. Dopo un primo lancio senza equipaggio, in programma nel 2020, verranno installate delle capsule per il trasporto degli astronauti. La NASA, inoltre, dovrà realizzare la componente che alimenta il Gateway e che gli consente di spostarsi su orbite diverse, il Power and Propulsion Element, PPE. Infine, sarà necessario studiare il sistema migliore per consentire alle astronavi di attraccare sulla stazione orbitale lunare e ripartire verso altri pianeti. Per tutto questo servono finanziamenti: il budget concesso dal governo USA sembra considerevole, ma molto dipenderà anche dall’interesse e dall’entusiasmo dei cittadini. “Le ragioni della battuta d’arresto delle missioni lunari negli ultimi anni – spiega Hady – sono di tipo economico e politico. Per quanto riguarda la NASA, le decisioni sui fondi da destinare alle missioni spaziali vengono prese dalla classe politica, anche sulla base del consenso della popolazione. Le ultime missioni Apollo, per esempio, non suscitavano più lo stesso entusiasmo nei cittadini americani ed è stata una delle cause della chiusura del programma. Infine, per la sostenibilità economica del progetto, anche il ruolo dell’industria spaziale privata sarà fondamentale”.

La meta, però, resta Marte ed è stato dichiarato, in modo neanche troppo velato, da diversi esponenti dell’agenzia spaziale americana. “A breve-medio termine, diciamo entro il 2040, – conclude Hady – secondo quanto previsto nella Global Exploration Road Map, l’obiettivo è Marte. E con questo non si intende “solo” la capacità di raggiungere il Pianeta Rosso, ma anche di instaurare una colonia. Se si riesce ad andare su Marte, con le stesse tecnologie si può ambire a raggiungere altri pianeti e a muoverci nello spazio con maggiore semplicità rispetto a oggi. L’obiettivo finale non c’è, gli esseri umani saranno sempre degli esploratori e sposteranno sempre un po’ più in là l’asticella. Ma questo sarebbe sicuramente un momento chiave nella storia dell’umanità”.

Il “ritorno di fiamma” tra la NASA e la Luna, quindi, sembra trovare le sue fondamenta in questo duplice aspetto: portare risultati concreti in tempi brevi, per la gioia e la soddisfazione personale del presidente Trump ma anche dei cittadini che finanziano i programmi spaziali attraverso le tasse, e preparare al meglio le missioni spaziali del futuro.

La redazione
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