Robotica e AI

I dipendenti Google contro Project Maven

24 May 2018 | Scritto da La redazione

Da qualche mese Google collabora con il Pentagono, fornendogli sistemi di Intelligenza Artificiale. Quattromila dipendenti dell’azienda, però, non sono d’accordo.

 

È giusto che Google, una multinazionale con il potenziale accesso ai dati privati della maggior parte di noi, metta a disposizione del Dipartimento della Difesa americano le sue tecnologie? Ed è giusto che il Pentagono abbia accesso agli ultimi ritrovati in fatto di intelligenza artificiale del colosso della Silicon Valley, alle abilità dei suoi migliori ingegneri, ai servizi di cloud computing e, prevedibilmente, alla vastissima quantità di dati personali raccolta da Google negli ultimi anni?

Secondo un gruppo di dipendenti di Google no: in quattromila, lo scorso dicembre, hanno firmato una petizione contro Project Maven, il progetto che vede la collaborazione di Google e del governo americano per l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale nello sviluppo di processi di analisi e riconoscimento delle fotografie e riprese aeree realizzate dai droni. Nella petizione, i dipendenti chiedono all’azienda anche una maggiore trasparenza sulle politiche aziendali e l’impegno ad evitare future collaborazioni con i militari. “Non possiamo più ignorare gli errori della nostra industria e delle tecnologie che questa produce, le violazioni su larga scala della nostra fiducia e la mancanza di garanzie etiche” – si legge nella petizione – “Queste sono questioni di vita e di morte”.

In passato, Google ha sempre incentivato il dibattito interno tra i suoi dipendenti, invitandoli a esprimere giudizi riguardo al lavoro svolto e ai prodotti e servizi offerti dall’azienda. Anche per questo motivo molti dipendenti si sono detti delusi dalla scarsa considerazione ricevuta dopo le segnalazioni effettuate.

La situazione si è esasperata nelle scorse settimane, quando dieci dipendenti di Google hanno deciso di rassegnare le dimissioni in segno di protesta: “Negli ultimi due mesi, sono rimasto sempre meno soddisfatto dalla risposta e dal modo in cui le preoccupazioni delle persone vengono trattate e ascoltate dall’azienda” ha spiegato a Gizmodo uno dei dipendenti.

Per il momento Google non ha commentato la vicenda, né sembrerebbe voler prendere provvedimenti riguardo alla petizione.

Nei mesi scorsi, Google ha spiegato che il suo lavoro per Project Maven consiste nel fornire un software open-source liberamente accessibile, che quindi il Dipartimento della Difesa potrebbe utilizzare anche senza l’assistenza tecnica che la società offre a pagamento. I sistemi di intelligenza artificiale da loro forniti non sono utilizzati direttamente per pianificare le missioni con i droni, ma solo per distinguere gli obiettivi e mappare le aree geografiche. Questo è sufficiente, secondo molti dipendenti Google, per considerare l’accordo problematico sul piano etico: in molti, infatti, credono che dovrebbero essere gli esseri umani, e non gli algoritmi, responsabili di questo lavoro delicato e potenzialmente letale.

Il dibattito riguardo alla legittimità della collaborazione Google-Project Maven ha superato i confini dell’azienda ed è sfociato in una conversazione globale riguardo alla diffusione dell’intelligenza artificiale, sempre più potente e pervasiva. 90 tra esperti e studiosi di intelligenza artificiale, scienze informatiche ed etica hanno sottoscritto una lettera aperta per chiedere a Google di interrompere la sua collaborazione con il Pentagono.

“Se l’etica delle aziende tecnologiche richiede di considerare chi potrebbe trarre beneficio da una tecnologia e chi potrebbe esserne danneggiato, allora possiamo dire con certezza che nessun argomento merita una riflessione più seria – nessuna tecnologia ha una posta in gioco più alta – di algoritmi pensati per uccidere a distanza e senza responsabilità pubblica”, si legge nella lettera, che prosegue: “Google è passata al lavoro militare senza sottoporsi a discussioni o deliberazioni pubbliche, a livello nazionale o internazionale. Mentre Google decide regolarmente il futuro della tecnologia senza un impegno pubblico e democratico, il suo ingresso nelle tecnologie militari fa sì che i problemi del controllo privato delle infrastrutture informatiche diventino più rilevanti”. Secondo i firmatari della lettera, la collaborazione di Google e di altre grandi aziende, come Amazon e Microsoft, nel settore militare potrebbe accelerare lo sviluppo di armi completamente autonome, rendendo sempre più difficile il loro controllo.

La redazione
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