Robotica bioispirata: l’incontro tra macchine e natura
25 October 2019 | Scritto da Alberto Laratro
Con Cecilia Laschi alla scoperta del mondo della robotica ispirata alle piante e dei robot soft

Provate a immaginare un robot. Probabilmente vi verrà in mente l’immagine di un uomo di latta, tutto meccanismi e ingranaggi, un po’ come Bender di Futurama, oppure come C-3PO di Guerre Stellari. Se da un lato la ricerca va in quella direzione, basti pensare ai robot umanoidi della Boston Dynamics, esistono altre linee di ricerca che esplorano materiali e forme differenti prendendo ispirazione dalla natura. Abbiamo approfondito questo mondo con Cecilia Laschi, professore ordinario di Bioingegneria Industriale all’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha svolto e svolge ricerche nell’ambito della robotica umanoide, in particolare con l’applicazione di modelli neuroscientifici su robot.
Soft robotics e robotica bioispirata sono due ambiti che Cecilia Laschi studia tempo. I soft robots, o robot “morbidi”, sono quelle macchine il cui corpo non è composto da metallo o plastica (o almeno non unicamente) ma da materiali flessibili come il silicone. Si tratta di un settore promettente che la stessa Laschi ha contribuito a far sviluppare a livello internazionale.
La robotica bioispirata. Come suggerisce il nome, questa branca della robotica cerca di sfruttare i miliardi di anni di evoluzione che la natura ha avuto per perfezionare le sue “macchine”, per rubare il design più funzionale a seconda dello scopo del robot che si vuole costruire. Robot che prendono quindi ispirazione da piante e animali, per copiarne i movimenti, le forme e le capacità.
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