Future Society

Idee antivirus: come il volontariato affronta la quarantena

22 April 2020 | Scritto da La redazione

L'iniziativa di una ONLUS bergamasca per continuare a fornire assistenza ai bambini e alle famiglie

L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo è un evento storico di enorme portata e dalla capacità di modificare in maniera sostanziale il mondo in cui abbiamo vissuto finora. Moltissime realtà in moltissimi contesti sono costrette a cambiare per trovare nuova linfa e nuovo senso. Dalla produzione di cultura all’ambito economico, passando anche per forme di volontariato. Johnny Dotti, pedagogista e docente universitario, a tal riguardo, ci ha raccontato in una puntata di 20 minuti dal futuro che “c’è bisogno di soggetti, realtà e figure che cuciano il territorio e rendano le relazioni di cura, educative, di attenzione, di assistenza, non soltanto legate all’emergenza ma anche alla quotidianità”.

Proprio nei pressi di Bergamo, una delle città più colpite dall’emergenza legata al Covid-19, una di queste realtà ha trovato il modo di reinventarsi e di continuare a supportare le famiglie che necessitano di assistenza. Si chiama associazione LEA, una Onlus che si occupa di proporre iniziative e attività rivolte ai bambini del territorio che ha lanciato l’iniziativa “idee antivirus”, una newsletter per continuare a fornire servizi alle famiglie. Per scoprire come stanno affrontando l’emergenza e come hanno trovato una soluzione per venire incontro alle esigenze delle famiglie abbiamo avuto modo di parlare con Giulia Bossini, coordinatrice degli operatori e referente dei progetti rivolti alle famiglie e all’infanzia dell’associazione oltre che terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva.

 

Come è nata questa iniziativa?

Vista la situazione attuale d’emergenza ci siamo attivati immediatamente per trovare alternative valide per far fronte al problema continuando a sostenere le famiglie che seguivamo direttamente nella nostra associazione. Avendo già attivo il sito e i social e avendo persone che se ne occupano volontariamente abbiamo avuto l’idea di rendere l’iniziativa in formato digitale e di proporre attività alle famiglie sotto forma di newsletter attraverso cui tutti i giorni mandiamo delle attività e delle proposte alle famiglie da poter fare in autonomia a casa, magari sostenuti da noi tramite videochiamate, messaggi, e-mail.

 

Come è stata la ricezione da parte del pubblico?

Molto positivo. Inizialmente le famiglie che ci seguivano erano un centinaio ma in pochissimo tempo abbiamo triplicato e adesso, da quando è iniziata la quarantena, abbiamo oltre 500 iscritti alla newsletter che sono davvero tanti per una realtà piccola come la nostra. Siamo davvero contenti di aver raggiunto oltre 500 fra famiglie e altri, nel senso che ci sono anche professionisti che magari si iscrivono per prendere spunto e proporre poi le attività che scriviamo.

 

Quindi state facendo un po’ da esempio virtuoso su come è possibile approcciare questi temi tramite il digitale…

Esatto, siamo in contatto con molti educatori che devono seguire tramite le loro coop i bambini che seguono a scuola solitamente tramite la didattica online con le chiamate Skype che prendono un po’ spunto da quello che proponiamo che comunque si tratta di materiale fatto da terapisti e altri professionisti che lavorano nell’ambito dell’infanzia: logopedisti, psicologici e psicomotricisti che mettono a disposizione volontariamente, quindi a titolo gratuito la propria professionalità.

 

Come gestite la distanza e l’uso del digitale?

Stiamo mantenendo due linee: la newsletter in cui proponiamo all’interno delle sezioni, una parte rivolta ai genitori con letture e articoli per informarsi e formarsi, una parte di attività quindi operativa da fare con i bambini e teniamo una sezione digitale in cui proponiamo video e siti in cui rivolgersi per delle attività concrete da fare con i bambini. L’altra realtà è quella di sostenere le famiglie a distanza. Abbiamo una sessantina di famiglie a cui proponiamo comunque la terapia o l’intervento educativo tramite video chiamate, che è una parte fondamentale per le famiglie anche solo per vedersi, per mantenere il contatto, per riuscire a mantenere un minimo di continuità con i bambini e con i genitori.

 

L’emergenza del Covid-19 ha creato un nuovo tipo di disparità fra chi è in grado di usare le tecnologie digitali e chi invece non può perché magari non è in grado o non può. Come vi approcciate per garantire a tutti le stesse opportunità e affrontare il digital divide?

Ovviamente abbiamo a che fare con situazioni di questo genere dato che il tipo di utenza con cui abbiamo a che fare è molto vasto. Abbiamo situazioni in cui l’unico accesso che c’è è Whatsapp, per fortuna tutti al momento almeno quello ce l’hanno e quindi tramite esso riusciamo a proporre una versione sintetizzata e ridotta dell’iniziativa in modo che arrivi a tutti. Nei casi limite abbiamo sicuramente la telefonata che ci permette di rimanere in contatto con i genitori che quindi magari ci passano anche il bambino, quindi comunque la voce e il contatto diretto lo manteniamo.

La redazione
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