Future Society

La popolazione mondiale sta invecchiando: rischi, opportunità e prospettive

20 February 2020 | Scritto da La redazione

Il numero di over 65 continua ad aumentare, mentre calano gli under 24: cosa comporta tutto questo?

Nel 2019 a livello mondiale gli over 65 erano il 9.1% della popolazione, nel 2100 saranno il 22.6%, con punte oltre il 30% nel sud est asiatico e in America latina. I dati arrivano dal report dell’ONU World Population Prospects, che ha fotografato la situazione della popolazione globale attraverso una serie di statistiche e proiezioni demografiche e sociali. Il trend sembra evidente e non lascia spazio a interpretazioni: gli abitanti della Terra sono destinati a invecchiare. Quali sono rischi, opportunità e prospettive?

 

La situazione mondiale. Sulla Terra saremo sempre di più: lo conferma anche il rapporto dell’ONU, che prevede che la popolazione mondiale salirà oltre i 10,8 miliardi di abitanti (oggi siamo circa 7,7 miliardi), più del doppio rispetto ai 4,4 miliardi del 1980. Ad aumentare, come detto, sarà in particolare la fascia degli over 65: come mai? Innanzitutto, si vive più a lungo: tra il 2000 e il 2020 l’aspettativa di vita media alla nascita a livello globale è aumentata di 5 anni, passando da circa 67 a 73 anni e, nel 2100, dicono gli esperti, arriverà fino a 82 anni.
A risentirne sarà anche l’età media della popolazione, che passerà dai 22.6 anni del 1980 ai 41,9 del 2100, contro i 30.9 attuali.
Le differenze su scala regionale sono evidenti, con l’America Latina che segna la crescita maggiore in molti dei parametri, anche se il fenomeno è comune in tutto il mondo dall’Africa all’Europa, passando per Asia e Oceania.

 

I numeri per l’Italia. In Italia non si fanno più figli: i dati dell’ISTAT ci dicono che per ogni 100 residenti che muoiono ne nascono solo 67, contro i 96 registrati appena 10 anni fa, il più basso livello di ricambio naturale mai espresso dal Paese dal 1918. Questo dato, unito alla crescita della speranza vita degli italiani (quasi 81 anni per gli uomini e oltre 85 per le donne) ci restituisce la fotografia di un Paese sempre più anziano, dove l’età media della popolazione si attesta già oggi a 45,7 anni ma nel 2050 potrebbe arrivare già oltre i 53. Gli over 65 oggi sono il 23.3% della popolazione nazionale, dato decisamente più elevato rispetto alla media globale e nel 2100 lo studio dell’ONU stima che saranno addirittura il 36.3%. A calare, al contrario, saranno gli under 24, passati dal 37.3% della popolazione del 1980 ai 22.6% attuale, destinato a diventare 19.6% nel 2050. Tra 80 anni, inoltre, l’aspettativa di vita media alla nascita sarà di 93 anni: vivremo più a lungo, questo è certo, ma quali conseguenze avrà tutto questo nel tessuto sociale e culturale?

 

Mondo del lavoro e assistenza. Ma fino a quale età saremo in grado di lavorare? L’assenza di un corretto ricambio generazionale sul posto di lavoro, problema già tangibile nel presente, sarà ancora più importante nel futuro? Come garantiremo l’assistenza a una popolazione composta sempre di più da persone anziane? Sono domande su cui è necessario interrogarsi fin da ora, per permetterci di affrontare le sfide del futuro prendendo decisioni più consapevoli già nel nostro presente.
Si sta modificando, innanzitutto, il rapporto tra pensionati e popolazione attiva, quella fascia di persone che contribuiscono maggiormente alla crescita del PIL e che, tramite fiscalità generale e contributi, finanziano il sistema previdenziale che già ora secondo alcuni sarebbe in difficoltà e ciclicamente è soggetto a riforme. Si stima che già nel presente l’Italia spenda per il welfare circa un quinto del PIL, dato che potrebbe risultare ancora più incisivo nel prossimo futuro se non si interverrà a livello normativo: alcuni dati di Bankitalia, infatti, sostengono che nel 2041 ci saranno 1,2 milioni di residenti in meno e 6 milioni di pensionati in più, con un crollo del PIL stimato al 15%.
Un altro tema su cui riflettere è quello dell’assistenza: anche se le persone vivono più a lungo, gli anni supplementari non saranno necessariamente trascorsi in buona salute, il che significa che le esigenze di assistenza si allungano ulteriormente. Una generazione di persone potrebbe essere “costretta” a dedicare sempre più tempo a fornire assistenza, occupandosi dei genitori anziani, perdendo l’opportunità di lavorare negli anni in cui, potenzialmente, potrebbe guadagnare di più. Ma longevità significa anche che potremmo ricevere più tardi l’eredità, dovendo attendere più a lungo per un sostegno finanziario che oggi risulta particolarmente importanti per le giovani famiglie. Infine, a cambiare potrebbe essere anche il mercato immobiliare, con co-housing e nuovi modi di abitare che potrebbero affermarsi nel contesto sociale e culturale del domani.

 

Una nuova economia. Da questo nuovo scenario, però, potrebbero scaturire nuove sfide e opportunità anche per altri settori. Con l’innalzamento dell’aspettativa di vita e l’aumento dell’età media nascono anche nuovi mercati e nuovi business che entro il 2025 potrebbero portare all’economia europea oltre 5.7 miliardi di euro. Per quanto riguarda il turismo, per esempio, nel 2030 il valore del settore degli over 65 avrà registrato un aumento del 169% rispetto al 2010. A cambiare potrebbero essere le destinazioni più gettonate, ma anche le tipologie di strutture e i servizi richiesti.
Una variazione potrebbe esserci anche più in generale sui consumi delle famiglie: la spesa media mensile della popolazione con età 65+ già nel presente è pari a 2.200 euro di cui il 19,5% per spese alimentari, dato che potrebbe incrementare seguendo questo trend. A diminuire, invece, potrebbe essere il settore della ristorazione, quello della moda e i trasporti.
Al contrario, potrebbero crescere i consumi energetici, con impatti anche sul piano ambientale, i prodotti farmaceutici e i servizi di intrattenimento ad hoc per gli anziani. Anche il mondo dell’assistenza, al di là degli impatti sociali sulla sfera famigliare, potrebbe vivere una “stagione di crescita”, complice anche l’avanzamento tecnologico: protesi sempre più performanti, dispositivi medici connessi e robot domestici in grado di supportare l’anziano nella sua vita quotidiana.

 

Aggiornamento del 16/07/20: L’ultimo rapporto ISTAT disegna uno scenario preoccupante dal punto di vista demografico. In Italia nel 2019 si è raggiunto il record negativo di nascite dai tempi dell’Unità del 1861. Il calo è stato drastico rispetto al 2018, un -4,5% che equivale a circa 19mila bambini nati in meno. A contribuire a questi numeri è il generale invecchiamento della popolazione italiana, che vede dunque ridursi le persone in età feconda.

 

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