Editoriali

Si poteva prevedere la pandemia? La necessità di un nuovo approccio

2 April 2020 | Scritto da Andrea Dusi

Per giocare al "monopoli" del futuro è essenziale imparare a prevedere gli imprevisti

Credo ciascuno di noi abbia giocato almeno una volta a Monopoli nella sua vita. E ben si ricorda quando, tirando i dadi, si finiva sulla casella “Imprevisti” e correva quel sottile brivido lungo la schiena. Soprattutto a gioco inoltrato, poteva essere qualcosa che determinava le sorti della partita.

Costruivi case ed alberghi, facevi accordi, ma poi immancabilmente ti capitava di “fare tre passi indietro con tanti auguri” o “vai fino a Largo Colombo” (che ovviamente era del tuo avversario) o “nuove tasse da pagare per ogni casa e per ogni albergo” e dovevi improvvisamente cambiare i tuoi obiettivi, magari iniziando a mettere ipoteca o a fare accordi di ogni genere coi tuoi compagni di gioco.

E quando, crescendo, continuavi a giocare, capivi che quando costruivi case e alberghi dovevi sempre considerare anche il peggio che ti poteva succedere e quindi mantenere abbastanza soldi in cassa per poter far fronte al più terribile degli imprevisti.

Cosa c’entra il gioco del Monopoli con la pandemia?

 

Per chi studia il futuro, analizzare nei diversi scenari prospettici (dai 10 ai 50 anni) anche gli “imprevisti” che possono succedere è normale strategia, il pane quotidiano. Non è solo un semplice esercizio teorico, come si è visto. Ma consente, o dovrebbe consentire quando viene effettuato, di prevedere tutti gli scenari possibili futuri, senza tralasciarne nemmeno uno.

Pensiamoci, se avessimo saputo in anticipo che una tale pandemia poteva realmente accadere, cosa si sarebbe potuto fare?

  1. Studiare a livello nazionale e sovranazionale le migliori modalità di gestione della crisi;
  2. preparare protocolli a livello governativo e di protezione civile da implementare il giorno 1;
  3. educare la popolazione su come comportarsi. Un po’ come avviene nell’educazione su come reagire a un terremoto.

Negli studi di futuro questi imprevisti sono approfonditi e analizzati ma soprattutto condivisi nelle comunità internazionali, perché sono sfide alle quali non si può rispondere da soli. Serve uno sforzo globale e coordinato per costruire policy attorno alle migliori soluzioni e creare la giusta consapevolezza presso la popolazione.

Pensiamo infatti alle altre grandi possibili cause di estinzione della civilizzazione, per renderci conto di come sia importante uno sforzo condiviso, globale come le sfide che abbiamo di fronte, come già avviene per alcuni di questi rischi.

  1. Sul cambiamento climatico estremo, c’è già una “tensione” importante, anche se non sufficiente.
  2. Su una possibile guerra nucleare molto è stato fatto anche se gli ultimi anni sembrano evidenziare come non sia ancora sufficiente.
  3. L’ Impatto di un asteroide medio-grande (almeno 5km di dimensione).
  4. L’esplosione di un “super” vulcano, cioè ad un volume di esplosione superiore a 1.000 km^3.
  5. La biologia sintetica, sulla quale c’è ancora troppo poca discussione etica.
  6. Le nanotecnologie che presentano accanto a grandi opportunità anche rischi non indifferenti
  7. E la tanto discussa intelligenza artificiale e i rischi annessi e connessi.

Ci sono 4 macro-obiettivi nello studiare questi rischi.

  1. In primis, riconoscere l’esistenza di queste criticità come rischi potenzialmente in grado di distruggere la civilità
  2. Creare connessioni tra tutti gli attori coinvolti da questi rischi, a tutti i livelli.
  3. Elaborare policy, strategie ed iniziative per essere pronti ad affrontare tutti questi rischi con piani di azione costantemente aggiornati.
  4. Educare la popolazione a come comportarsi in relazione alle varie situazioni e a “digerire” meglio le indicazioni dei governi.

 

È evidente come siano necessarie competenze diverse e trasversali per affrontare questi temi. Ed è per questo lo studio del futuro, disciplina nata alla fine degli anni 60 in Silicon Valley e poi ampiamente diffusa in tutto il mondo, è considerata tra le competenze chiave anche dall’Unesco (che giustamente la definisce “Futures literacy”). In Finlandia (ma non solo) da anni è una competenza insegnata dalla prima elementare, imprenditori e manager fanno a gara per partecipare ai corsi dell’Università di Turku, epicentro degli studi di futuro in Finlandia, e il 15% dei politici del Paese si prepara in questo istituto o in percorsi di studi analoghi in questo campo.

E i Finlandesi stanno dimostrando di essere all’avanguardia nel giocare al Monopoli del futuro, imparando a prevenire e gestire gli imprevisti e a sfruttare le probabilità che emergono nella storia.

Questo è quello che in Italia con Impactscool abbiamo cercato di fare in questi primi 3 anni di attività: portare consapevolezza sul fatto che il futuro si può anticipare. Anzi, i futuri. L’obiettivo di Impactscool è portare questa materia di studio nei curricula scolastici, così come nelle sfere più alte di un Paese, come elemento essenziale per dirigerci verso il migliore dei futuri possibili.

In pochi anni siamo diventati l’organizzazione più importante in Italia nella formazione su questi temi, con il più alto numero di persone raggiunte e formate, sia studenti (oltre 22 mila) sia imprenditori e manager.

Ma l’obiettivo di coinvolgere tutto il sistema Paese e riuscire a prepararsi al migliore dei futuri possibili richiede uno sforzo ancora più grande. Sono concreti i rischi ma sono ancora più grandi le opportunità che l’Italia e l’Europa possono cogliere, sia come sistema-Paese sia a livello industriale/tecnologico/economico. Ma soprattutto per puntare al benessere dei cittadini.

Per questo lanceremo tra poche settimane il più grande ecosistema del futuro in Europa e siamo contenti che lo stesso abbia un baricentro italiano: Future Valley. Che avrà l’obiettivo di portare luce nell’incertezza che sembra attenderci nel futuro, con un approccio che possa anche risaltare le caratteristiche uniche della tradizione.

Un’organizzazione aperta che permetterà a ciascuno di giocare, divertendosi, la miglior partita possibile al Monopoli del futuro.

 

Andrea Dusi
Andrea Dusi

Dopo aver lavorato nella consulenza strategica (Roland Berger, Arthur D.Little), nel 2006 ha creato Wish Days, conosciuta soprattutto per i cofanetti regalo Emozione3. Ad aprile 2016 ha venduto la società al gruppo Smartbox con una exit milionaria. Nel 2017, insieme a Cristina Pozzi, già sua socia in Wish Days, ha fondato Impactscool, di cui è Presidente Esecutivo.

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