Schede grafiche introvabili, consumi record di energia e rischio di cyberattacchi: l’altra faccia delle criptovalute
12 February 2021 | Scritto da Thomas Ducato
Con l’annuncio dell’investimento di Tesla in bitcoin e un valore in costante ascesa tutti sono tornati a parlare di monete digitali: ma quali sono gli impatti e le conseguenze di questo boom?
È bastato un semplice “#Bitcoin” postato qualche settimana fa da Elon Musk sul suo profilo Twitter per far balzare il valore della più famosa delle criptovalute. Una comunicazione inizialmente di difficile interpretazione, che ha preparato il terreno all’annuncio di un investimento di 1,5 miliardi di dollari in bitcoin da parte di Tesla. È un momento d’oro per le monete digitali e sono sempre di più le persone convinte che ci troviamo di fronte a un momento di svolta nel mondo della finanza, sempre più digitale e decentralizzata.
Ma al di là del piano strettamente finanziario quali sono gli impatti di questa rivoluzione?
Ne abbiamo selezionati tre.
Schede grafiche introvabili, con buona pace dei gamer. Se avete intenzione di cambiare la Gpu, Graphics processing unit, del vostro computer forse è meglio che rivediate i vostri piani: acquistare una scheda grafica ad alte performance a prezzi accettabili è diventata un’impresa titanica. Tutta colpa, o quasi, dei cripto-minatori, ovvero di chi allestisce sistemi per estrarre criptovalute: un’operazione che richiede una capacità di calcolo elevata e che necessita di processori e Gpu di grande qualità.
Se aggiungiamo all’aumento di richieste legato al boom delle criptovalute anche i ritardi dovuti alla pandemia e i recenti rallentamenti della produzione di componenti cinesi per le celebrazioni del Capodanno, ci troviamo di fronte lo scenario attuale: stanno diventando introvabili non solo le singole componenti ma anche laptop da gaming.
A sfregarsi le mani sono i rivenditori e soprattutto i “bagarini del tech”, con rincari che in alcuni casi superano anche il 500%.
Consumo di energia e nuovi mercati. Tra l’ottobre del 2015 ed il gennaio 2021 è stato calcolato un aumento dei consumi di elettricità per minare bitcoin del +10.200%. Con il recente aumento dei consumi, l’energia utilizzata dalla criptovaluta ha iniziato a superare la domanda di Paesi con grandi popolazioni come le Filippine e, seguendo questo ritmo di crescita, potrebbe presto superare la soglia in nazioni come Olanda e Argentina. Per dare un’idea dell’energia richiesta da questi sistemi basti pensare che nel corso delle passate settimane in Iran, nella capitale Theran e in altre città, ci sono stati diversi blackout, estesi e prolungati, la cui causa è stata attribuita proprio all’elevata attività di mining.
Nel mondo stanno nascendo vere e proprie mining farm, che si stanno sviluppando soprattutto in Paesi che presentano condizioni favorevoli: una delle mete preferite potrebbe essere il Kazakistan, che ha un basso costo dell’energia e condizioni climatiche fredde che eviterebbero il surriscaldamento dei sistemi.
In tutto questo a farne le spese potrebbe essere soprattutto l’ambiente, con un graduale ma costante aumento delle emissioni di CO2 legato a questa attività.
Nuovi attacchi informatici: i criptomalware. Con l’aumento del valore delle criptovalute crescono anche gli attacchi informatici: nell’ultimo trimestre del 2020 è stato registrato un +53% di malware coinminer rispetto al trimestre precedente. Questi attacchi sono particolarmente insidiosi e difficili da individuare: utilizzano risorse di altri hardware per svolgere attività di mining illegale. Nessun furto di dati o ricatti, ma sfruttamento di risorse di terzi per ottenere un vantaggio.